Ci avviamo verso il Natale con un compagno di viaggio notevole, il profeta Isaia, il quale con i suoi scritti profetici e poetici ci aiuterà almeno per un tratto di questo Avvento a compiere ogni giorno un passo verso l’ascolto del Volto di Dio. Oggi il passo da leggere e meditare insieme è Isaia 4, 2-6.
Dopo aver letto e gustato il passo che troverete a fondo pagina, due immagini mi sembrano innervare tutto il testo: quella del germoglio e quella della tenda. Entrambe coniugate al futuro.
Il germoglio, tenero, minuscolo, indifeso, fragile che piano piano, cresce e diventa un albero rigoglioso dove – come ci ricorda il Vangelo – anche altri trovano riparo. Questo riferimento agreste mi fa pensare a tutte quelle cose nella vita che crescono se curate. Nessuna cosa cresce, lo sappiamo, senza nutrimento, senza vigilanza nemmeno l’attesa fecondata di pazienza di Colui che ci sta venendo incontro. Ogni atto, ogni giorno di questo Avvento – è come se ci dicesse Isaia – deve essere circondato con premura affinché non perisca nella sua fragilità e diventi forte come appunto sarà l’Atteso germoglio di Davide. Ognuno di noi ha dei “germogli” da coltivare, proviamo a prendere consapevolezza di ciò.
La tenda invece evoca ospitalità, accoglienza, un senso di appartenenza. Una tenda che ci dice Isaia è riparo e rifugio. Riparo e rifugio da cosa? Dalle intemperie della vita. Se il germoglio ci richiamava ad una dimensione intima, ad una dimensione singolare e personale, la tenda invece ci parla di un noi. Un noi che spesso di questi tempi viene quasi soffocato da un io che tutto vuole e tutto prende. Un noi che si alimenta di sguardi, di attenzioni, di abbracci. La tenda è la dimensione del noi, dell’attenzione per l’altro affinché anche egli possa trovare rifugio e riparo nella tenda, immagine della Chiesa, che è resa abitabile dalla presenza dolce e forte dell’Emmanuele che sta per venire.
Dal libro del profeta Isaia 4, 2-6
In quel giorno, il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per i superstiti d’Israele. Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo: quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme.
Quando il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà pulito Gerusalemme dal sangue che vi è stato versato, con il soffio del giudizio e con il soffio dello sterminio, allora creerà il Signore su ogni punto del monte Sion e su tutti i luoghi delle sue assemblee una nube di fumo durante il giorno e un bagliore di fuoco fiammeggiante durante la notte, perché la gloria del Signore sarà sopra ogni cosa come protezione, come una tenda sarà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro la bufera e contro la pioggia.
Le stupende illustrazioni sono di Elena di https://laleandme.com/