Un commento al celebre inno a Maria Addolorata; il dolore della Madre è associato al dolore del Figlio sulle croce.
Merli – Sguardo d’amore. Maria ai piedi della Croce
Lo stabat di Maria sotto la croce – come visto in precedenza (https://www.legraindeble.it/stabat-mater-iuxta-crucem-maria-ai-piedi-della-croce/) – porta ad aprire gli occhi e risignificare le relazioni con chi abbiamo accanto, posando uno sguardo nuovo sul fratello. Stare porta ad una dilatazione della capacità materna, capacità di accoglienza, di generazione, ma allo stesso tempo porta con sé la capacità di lasciarsi accogliere, con la consapevolezza che il compimento delle nostre attese è là nella relazione con il fratello, una relazione caratterizzata da un reciproco riconoscimento. Ebbene quella relazione di reciproco riconoscimento apre anche ad una nuova considerazione: la partecipazione del dolore di Maria al dolore del Figlio che apre la Madre alla complementarietà con la Chiesa.
Oh, Madre, fonte d’amore,
fammi provare lo stesso dolore
perché possa piangere con te.
Maria Addolorata apre al dolore del Figlio
Il dolore di Maria, espresso nello Stabat Mater, apre anche al mistero della Passione di Cristo.
Tutto l’Antico Testamento è pervaso dalla sofferenza personale e collettiva, simbolo della sofferenza di Cristo, di Maria che con il suo “fiat” si è lasciata trafiggere dalla spada della Parola, della Chiesa suo corpo mistico e dell’anima di ogni fedele che “prende la sua croce e lo segue”. Sofferenza incarnata da Cristo e quindi dalla Vergine Maria, da ogni anima fedele che vuole seguire Cristo, salire con Lui a Gerusalemme. Il mistero della redenzione del mondo è radicato in Gesù di Nazareth, ed insieme a Lui Maria e la Chiesa che partecipano alle sofferenze del Signore. Si potrebbe essere tentati di credere che l’Antico Testamento abbia valore solo per gli Ebrei, ma la Scrittura è unica, è Cristo ad operare questa unità. E in questa unità Gesù dà a Maria non il titolo di madre, ma la chiama donna (cfr Gv 19,25-27). È superata la semplice pietà filiale. In Maria nuova Eva è proclamata la maternità spirituale ai credenti rappresentati dal discepolo prediletto. Anche alle nozze di Cana, Gesù chiama Maria, donna. In Apocalisse 12, la “donna”, madre del Messia, esercita la sua maternità nei confronti dei discepoli (Ap 12,17). L’interpretazione degli esegeti vede in questa donna sia la Chiesa sia Maria: infatti, la Chiesa e Maria sono tra loro realtà complementari, come entrambe sono complementi insostituibili del medesimo Cristo. Il raffronto tra Eva e Maria fatto di analogie e contrasti pone in rilievo che il piano salvifico di Dio non è una riparazione della prima creazione, ma è un nuovo inizio, un ricominciare dal Capo, un ricapitolare in Cristo tutte le cose. Eva è figura, ombra di quello che è la realtà futura, Maria. Eva è indubbiamente addolorata per l ’ uccisione del giusto figlio Abele (Gn 4,8), ancora di più perché ad ucciderlo è il fratello Caino. Così Maria dinanzi al Figlio crocifisso piange per la sua morte, ma soffre anche per i fratelli del Figlio, che lo hanno ucciso.
Icona di Cristo Sposo,
Il mistero della maternità e del dolore
Il mistero della maternità di Maria implica una totale unione al mistero di Gesù nella sua vita terrena fino alla prova della Croce. Il mistero della passione è racchiuso nel mistero pasquale: la partecipazione alla Croce di Cristo avviene attraverso l ’ esperienza del Risorto. Gli apostoli che dinanzi alla croce di Cristo erano fuggiti, alla luce della risurrezione affronteranno persecuzioni, tribolazioni e morte. Il Signore ha voluto associare all ’ opera della Redenzione, sua Madre facendola partecipe in tutta la sua vita terrena della sua missione salvifica. Il dolore della Vergine pur trovando nel mistero della Croce il suo significato più profondo, unisce intimamente Maria a tutti gli eventi del Figlio suo. Tutta la vita della Madonna è orientata a quella del Figlio: andare a Gerusalemme a morire fuori le mura. La comunione tra Madre e Figlio non è solo legata alla generazione, ma soprattutto alla fede, che conduce Maria a cooperare alla missione del Figlio, anche quando non comprende, ma serba nel suo cuore meditando. All’adorazione dei Magi non comprende il significato della mirra e serba tutto nel suo cuore. Il dolore della Vergine, pur trovando il culmine nel mistero della Croce, la pietà mariana suole considerare sette eventi dolorosi, episodi biblici in cui la partecipazione dolorosa di Maria è attestata. Tutta la vita della Madonna è orientata, insieme a quella del Figlio, al Calvario. Primo evento: Quaranta giorni dopo la nascita, Giuseppe e Maria salgano al tempio per presentarvi Gesù, offrirlo all’Altissimo e per un atto di purificazione legale che la Vergine non aveva contratto. Il vecchio Simeone, mosso dallo Spirito Santo disse a Maria: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l ’anima” (Lc 2,34-35). È un annuncio per Maria che la sua vita sarebbe stata intimamente legata alla missione del Figlio suo. La spada evoca nel linguaggio biblico la Parola di Dio: “Ha reso la mia bocca come spada affilata […] mi rese una freccia appuntita” (Is 49,2). Le immagini della spada e della freccia alludono al successo dell’attività profetica del servo e alla protezione che Dio gli concede. La spada che trafiggerà l ’ anima di Maria è la parola di Dio. Maria è l ’ immagine di una credente che al pari d ’ Israele suo popolo dovrà confrontarsi con la spada che è la parola del Figlio. Il fiat di Maria: “Avvenga secondo la tua Parola”, è desiderio di collaborare con Dio, abbandonarsi alla sua volontà fino alla fine. La profezia di Simeone, pertanto, non si restringe solo alla passione e crocifissione, ma abbraccia tutta la sua missione di madre del Redentore. Maria, madre nostra nella fede, come Abramo nostro padre nella fede, obbedì alla parola del Signore e si lasciò condurre fidandosi di Lui. La Vergine Maria è lì presente, quando inchiodano il Figlio sulla croce, lo insultano; assiste alla lunga agonia del crocifisso. La Madonna soffriva di più per la sua eccelsa santità, per l’immensità del suo amore per Gesù: se, infatti, i chiodi feriscono il corpo di Gesù, Maria sente tutte le ferite; se le spine penetrano nel suo capo, Maria sente le loro trafitture; se gli presentano fiele ed aceto, Maria ne assapora tutta l ’ amarezza; se appendono il suo corpo sulla Croce, Maria patisce tutta la violenza di questo atto. Lei è il modello della perfetta unione con Gesù fino alla croce. Maria è una creatura umana che associata a Cristo sviluppa tutte le sue capacità umane, fino ad essere la nuova Eva a fianco di Gesù, nuovo Adamo. Accanto a Cristo unico mediatore e redentore sta Maria, tipo dell’umanità chiamata a cooperare all’opera divina della salvezza. La maternità di Maria non si riduce solo all’istante del concepimento, ma si estende a tutta la vita di Gesù ed oltre, a tutta la vita della Chiesa e dell’umanità che si identifica al corpo mistico di Cristo. Il mistero della “Madre dolorosa” è riferito a Cristo e al suo corpo mistico che è la Chiesa, in sintesi al Cristo totale. Dal rifiuto dei concittadini all’arresto “La beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino se ne stette soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata” (LG 58).
Maria, Chiesa sposa di Cristo: icona del trittico dell’Assunzione
Maria complementare alla Chiesa del Suo Figlio
La Chiesa e Maria sono tra loro realtà complementari, come entrambe sono complementi insostituibili del medesimo Cristo. Maria “nuova Eva” è madre spirituale e carnale di Cristo Capo e nello stesso tempo madre spirituale di tutte le membra, di tutti gli uomini, simbolicamente rappresentati in Giovanni. Una cosa è certa, l’atto redentivo di Cristo è un atto perfetto; il suo raggio d’azione comprende il cielo e la terra, ossia l’universo intero. L’eventuale insufficienza dei suoi patimenti non interessa la redenzione, ma indica l’idea apocalittica delle afflizioni della fine dei tempi, come dolori del Messia. Indica l ’ addizione delle sofferenze e dei dolori della Madonna e della Chiesa, d’ogni cristiano; sofferenze che sono sentite come qualcosa che misteriosamente appartiene al Redentore. La Redenzione anche se compiuta in tutta la pienezza con la sofferenza di Cristo, vive e si sviluppa nella storia dell’uomo, come corpo di Cristo che è la Chiesa, quindi ogni sofferenza umana, in forza dell’unione nell’amore con Cristo, completa la sofferenza di Cristo. “La completa così come la Chiesa completa l’opera redentrice di Cristo. Il mistero della Chiesa, e dunque anche il mistero di Maria, di quel corpo che comprende in sé anche il corpo crocifisso e risorto di Cristo, indica contemporaneamente quello spazio, nel quale le sofferenze umane completano le sofferenze di Cristo proprio la Chiesa è la dimensione nella quale la sofferenza redentrice di Cristo può essere costantemente completata dalla sofferenza dell’uomo. Ogni uomo, come la Madonna sono chiamati a partecipare alla sofferenza e quindi all’opera di redenzione. Ogni uomo nella sua sofferenza può diventare partecipe della sofferenza di Cristo: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati, siamo sconvolti, ma non disperati, perseguitati, ma non abbandonati, colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dappertutto nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,8-11). “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, in favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). La sofferenza della Vergine, accanto a quella del Figlio, quel suo stare ai piedi della Croce insieme alle pie donne e al discepolo prediletto, si può ben dire di completare nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo.
Prof. Cristian Lanni