Una ferrovia che taglia la campagna civitanovese; dei campi coltivati con perizia e fatica. Due passi con un amico, poi, d’improvviso lei, timida e solenne, un piccolo Santuario scelto dalla stessa Vergine secoli prima. Ci avviciniamo, ci hanno invitato a prendere un caffè e a scambiare due chiacchere, ad aspettarci c’è Don Mario, il custode di questo scrigno di Fraternità. Lì sopra una porta una targa “Spazi di fraternità“.
Hanno appena finito di pregare i Vespri, è Settembre anche se l’aria è parecchio frizzante, si sta bene in casa ma Amedeo insiste con dolcezza nel farci vedere tutti questi ‘spazi di fraternità’. Si chiama proprio così la realtà in cui stavolta siamo andati a curiosare attratti dalla loro proposta. Per prima cosa ci fa vedere la piccola chiesetta – santuario, eretta in ricordo di un’apparizione della Vergine, meta di chi cerca un po’ di silenzio ed un po’ di conforto. Poi l’orto, coltivato dietro una siepe, che – ad un tempo – lo nasconde e custodisce. Il tour non è un lungo è una piccola realtà in termini spaziali. In ultimo mi fa vedere la perla dell’edificio: una piccola cappella, di grande semplicità, un posto che suscita pace e richiama all’intimità della preghiera. Quando siamo andati a trovarli ancora non era completa ma ora, dopo qualche mese, ci hanno inviato delle immagini che ti spingono a tornarci e a passare lì del tempo.
Torniamo dentro, nel frattempo arriva un altro amico in comune, così chiedo un po’ loro di questa realtà, del perché è nata e quale è il suo scopo, la sua missione:
“Vuole essere una “casa aperta a tutti”. Il nostro desiderio comune è di creare uno spazio di ricerca di sé, di Dio, degli altri, in
comunione con la diocesi in cui siamo (Fermo, ndr.): uno spazio aperto e, allo stesso tempo, una casa; un luogo di passaggio e di sosta, di riposo e di azione. Uno spazio di fraternità, in sintesi.
Chiunque arrivi può trascorrere il suo tempo in solitudine, in preghiera solitaria oppure vivere dei momenti di comunità, di confronto, di dialogo e soprattutto di ascolto.
Per dirla in altri termini è avamposto di comunione, pronto a ripensarsi e a rivalutarsi. Un avamposto di comunione che rifiuta la rigidità, l’autoreferenzialità e l’opposizione, che ricerca la relazione senza però mai
rinunciare alla sua natura, alla sua vocazione evangelica”.
Mentre parlano e raccontano è palpabile l’emozione, un luogo così non nasce dal nulla, non sorge per caso. E’ frutto di un ideale, di tanto pensare ed anche di tanta cura. Così li pungolo con un’ultima ma per me fondamentale domanda: “Cosa ti muove?“
“Ciò che smuove tale sogno è il desiderio di condivisione, di sentirsi sorelle e fratelli nell’incontro reale
con l’altro, davanti ad un caffè o nel silenzio di una preghiera. Questa casa non è solo un luogo fisico, ma molto di più, una storia scritta da tante mani con la speranza che ognuno entrando lasci un po’ di sé per ritrovarsi in un Noi“.
Sorrido, con l’animo grato, abbraccio Don Mario, Amedeo ed Andrea che mi hanno aperto la loro casa ma soprattutto il loro cuore, il sole sta scendendo dietro le montagne e a me aspetta un po’ di strada.
Paride
Per chi desiderasse conoscere altre realtà: https://www.legraindeble.it/con-gli-ultimi-sempre-angelo-gli-amici-della-strada-e-la-solidarieta/
Per chi invece volesse conoscere meglio la storia e la realtà di Santa Maria Apparente: http://www.santamariaapparente.com/wp/