Quand’è che il dolore si tramuta in gioia? Non siamo noi a compiere questo miracolo, ma Dio.

“Invidiare” i santi per la loro gioia e la loro forza interiore può essere il primo passo per desiderare ciò che essi hanno, il secondo deve essere chiederci quale sia il segreto della loro letizia e cercarlo. Sebbene la gioia, pura, definitiva, assoluta la sperimenteremo solo in Paradiso; Gesù già qui ed ora può rendere lieta e piena di senso la nostra vita.

In un articolo recente, dedicato alla storia di Giulia Gabrieli, si è parlato di questa giovanissima donna, appena adolescente, che ha affrontato un sarcoma aggressivo con una fede genuina e profonda. Era una ragazza gioiosa, pur nella prova, perchè il suo cuore era ancorato in un porto sicuro: l’amore di Dio.

In lei, la vita terrena e quella eterna si armonizzavano, ascoltarla, vederla, stare con lei poteva dare l’impressione che il Paradiso fosse un po’ più vicino.

Nonostante, però, ciò che abbiamo detto sull’allegria e sulla forza d’animo che la caratterizzavano, anche Giulia aveva dei momenti di paura, di tristezza e sconforto.

Ci sono state giornate buie, in cui si definiva lei stessa «molto arrabbiata». Ha urlato contro Dio, come ogni figlio o figlia che sappia trattarlo con confidenza.

Il mistero della sofferenza

Giulia si domandava, talvolta, dove fosse il suo Dio, mentre lei si trovava, dolorante, appesa alla croce della malattia. Una volta, in particolare, aveva proprio smarrito la speranza. Ecco cosa racconta:

“Continuavo a dire ai miei genitori: ma Dio dov’è? Adesso che sto malissimo, ho addosso di tutto, Dio dov’è? Lui che dice che posso pregare, può fare grandi miracoli, può alleviare tutti i dolori perché non me li leva? Dov’è?”.

Ha sperimentato l’angoscia, si è sentita abbandonata dal Padre. Nei momenti di aridità, il cuore di Giulia si chiudeva. Per i medici si trattava di un normale crollo psicologico, ma per lei era molto di più: attraversava quella che i santi definiscono “la notte dell’anima”; si sentiva “orfana di Dio” e questo la faceva soffrire più del dolore fisico.

Durante uno di questi momenti neri, Dio trova un modo delicato per farle sentire la sua presenza.

Giulia si trovava a Padova per una cura ed era voluta entrare nella basilica di Sant’Antonio, voleva confidare a Dio il suo stato d’animo e cercare pace.

Si lamentava con il Signore, mentre pregava silenziosamente, in disparte, in quella grande chiesa. Nessuno, lì dentro, poteva sapere della sua situazione, ma una signora, che stava pregando qualche panca più in là (e non aveva mai visto Giulia prima), si alza, le viene accanto e, le accarezza proprio la mano malata (da lì era partito il sarcoma).

In quel gesto, Giulia ha riconosciuto Gesù. Le è sembrato di vedere proprio Lui, attraverso quella donna. Lui che si serve dei fratelli e delle sorelle che abitano questo mondo per raggiungerci con il Suo amore.

Ricorderà Giulia in una testimonianza:

“Non mi ha detto niente, ma aveva un’espressione sul volto come se mi volesse comunicare: forza, vai avanti, ce la fai, Dio è con te. Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso, sono uscita dalla basilica con il sorriso, con la gioia che Dio non mi ha mai abbandonata. Ero talmente disturbata dal dolore che non riuscivo a sentirlo vicino, ma in realtà penso che lui mi stesse stringendo fortissimo…”

L’ammirazione per Chiara Luce Badano

Un punto di riferimento importante per Giulia è stata Chiara Luce Badano, morta nel 1990, a diciotto anni, per un tumore alle ossa e proclamata beata il 25 settembre 2010.

Di Chiara, Giulia apprezzava la capacità di abbandono filiale in Dio, nonostante tutto:

“Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo così luminoso e solare, abbandonandosi alla volontà del Signore. Voglio imparare a seguirla, a fare quello che lei è riuscita a fare nonostante la malattia. La malattia non è stata un modo per allontanarsi dal Signore, ma per avvicinarsi a Lui…”

Dentro di sé, Giulia sentiva forte il richiamo a portare ai giovani l’amore del Signore, proprio come ha fatto Chiara.

Morirà a 14 anni, la mattina del 19 agosto 2011. Esattamente quel giorno, a Madrid, il suo vescovo Francesco, che l’aveva conosciuta, ha raccontato la storia di Giulia agli oltre mille ragazzi bergamaschi che si trovavano lì per la Giornata Mondiale della Gioventù, senza sapere che le sue condizioni si fossero aggravate tanto. L’indomani, con gli stessi giovani, ha offerto la messa per lei, appena defunta.

E la mattina del lunedì, di ritorno da Madrid, qualche ora prima dei funerali, mentre si trovava con la famiglia, ha invitato a modificare così l’eterno riposo: «L’eterna gioia donale Signore, splenda a lei la luce perpetua. Amen».

Perché è la gioia l’essenza del Paradiso. L’essenza di Dio. Ed è stata l’essenza di Giulia. Non solo per suo merito, però. Ricordiamolo: anche i santi attraversano il dolore. Ciò che fa la differenza è che lo consegnano a Dio e Lui lo tramuta in gioia.

Scopri di più su Giulia Gabrieli: Diario della Felicità 3 | Casa Editrice Mimep Docete

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