Cosa spinge una famiglia marchigiana a compiere un viaggio di circa 18 ore per visitare un paesino in mezzo ai monti della Bosnia Erzegovina? Desiderio di tornare in un luogo caro, desiderio di conoscere il Festival dei Giovani (o Mladifest, come si chiama lì), circostanze che impedivano la scelta di un’altra data, un’altra agenzia, un modo più semplice e comodo per raggiungere l’altra parte dell’Adriatico per arrivare a… Medjugorje! Questa famiglia è la mia. Per una volta non sono Paride e Ilaria a raccontare un “Bigotti Tour”!

Un luogo per pregare

Partiamo subito col dire cosa si va a fare a Medjugorje. La chiesa parrocchiale di San Giacomo non è particolarmente grande, né sfarzosa o affrescata. Una chiesa in cemento, con due campanili, qualche statua all’interno e poco più. Medjugorje non offre impianti sciistici, terme o stabilimenti balneari, ma è circondata da montagne sassose, aspre. Te ne accorgi quando le sali: occhio a dove metti i piedi! Medjugorje è un luogo in cui si va per pregare. Per trovare un po’ di pace. È anche chiamato il “Confessionale del mondo”, perché qui la gente di ogni lingua più facilmente può riconciliarsi con Dio e cominciare una vita nuova. Medjugorje è un luogo da cui ripartire per aprire il cuore a Dio nella propria vita quotidiana, per recuperare un colloquio vivo con il Signore nella verità della propria vita, un luogo luminoso a cui tornare col pensiero nelle tribolazioni di ogni giorno.

Il vero pellegrinaggio

Il vero pellegrinaggio, dicono i frati di Medjugorje, inizia quando si torna a casa. È nella vita quotidiana che si mette in pratica quanto esperito in questo luogo. Ritrovare la frequenza ai sacramenti, alla Confessione, alla Santa Messa, all’ascolto della Parola di Dio; ed è proprio sulla Parola di Dio che si è incentrato il tema di questo 35° Festival dei Giovani. La frase che ci ha accompagnati è tratta dal vangelo di Luca 10,38-42: “Maria ha scelto la parte migliore”.

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Marta era distolta

Diceva un frate in una catechesi, quando siamo così presi dalle cose da fare, anche dalle cose buone come possono essere i servizi per Gesù, tanto da essere distolti dalla Sua presenza, è ora di fermarci. Di sedere ai Suoi piedi, come la sorella Maria. Di non arrivare a rimproverare il Signore perché ci troviamo soli a fare le cose.

Questa osservazione mi ha colpito molto, perché per la Chiesa svolgo diversi servizi, ma quante volte sono disposta piuttosto a fermarmi e ad ascoltare quello che Gesù ha da dirmi? Poi i servizi si riprenderanno, anche con più generosità di prima: ma occorre quel momento, quel tempo propizio di ascolto profondo, cuore a cuore con Dio, affinché ogni opera di bene non sia un peso insopportabile. Mi viene in mente Madre Teresa di Calcutta, che senza le sue ore di adorazione quotidiana non avrebbe sopportato il peso del servizio ai poveri.

Per questa occasione anche il Papa ci ha offerto un suo messaggio molto bello, che potete trovare qui e che approfondisce il senso della frase scelta come tema dell’anno.

Impressioni a caldo

Al Festival dei Giovani si incontrano giovani e meno giovani, ma il fatto impressionante sono le decine di migliaia di persone che come sardine hanno gremito il piazzale esterno, i 700 sacerdoti che concelebravano, tra cui anche vescovi. In quel momento, siamo un corpo solo e un’anima sola nell’Eucarestia, pur se divisi in 80 nazionalità e decine di lingue differenti.

Per ora posso solo offrire commenti “a caldo”, come ho fatto in questa puntata del podcast di Luca, uno dei ragazzi conosciuti in questa settimana. Nel suo podcast, “Sali!”, riflette sul vangelo del giorno e su eventi personali nel tragitto che lo separa dal lavoro, e per questa occasione abbiamo collaborato per raccontare dal di dentro come si vive Medjugorje.

Ti ho incontrato?

Ti ho incontrato, Gesù? Sì, ti ho incontrato, me ne accorgo dopo, quando la festa è finita, quando, dopo che ti sei fatto vicino e hai spezzato il pane con me, scompari dalla mia vista…

Ti ho incontrato, Gesù,
nella pace della Messa,
pur schiacciati da oltre 50.000 persone,
nelle catechesi che spiegano
il senso della Parola,
nei volti di chi avevo accanto,
nelle salite ripide e nelle discese
scoscese, in ciò che doni
e in ciò che togli,
nei controcanti e nelle canzoni
in una lingua ignota, povera
di vocali.

Ti ho incontrato, Gesù,
sul mio personale Tabor,
pronta a fare tre tende
quando mi chiamavi a ripartire.

Ti ho incontrato, Gesù, nel mio cuore,
nel confessionale, nelle ferite che nascondo
a me stessa, e che tu guarisci
riportandole alla mia presenza.
Riportandomi alla vita vera,
quotidiana,
conservando la luce di quei giorni.

Buon Cammino!
Emanuela – Si naturale

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