“Ma voi chi dite che io sia?” è una meditazione biblica sul Vangelo secondo Matteo 16,13-19.
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Due giorni di seguito medesimo bravo evangelico, in due redazioni differenti, oggi Matteo ieri Marco, sono una buona occasione ed opportunità per riflettere insieme su questo dialogo tra Gesù e i suoi discepoli, in particolare con Pietro. L’ambientazione è la medesima: siamo nei dintorni di Cesarea di Filippo e il Maestro dopo un bel tratto di strada e di vita percorso con il piccolo collegio apostolico itinerante, pone in sequenza due quesiti: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?” («La gente, chi dice che io sia?» Mc 8, 27) e, al seguito delle opzioni elencate dai discepoli, incalza proprio loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”.
Proprio in merito a questa seconda provocazione vorrei soffermarmi e meditare insieme. Marco, nel brano parallelo di ieri, riporta la medesima domanda: “Ma voi, chi dite che io sia?” e dettaglio quantomai trascurabile anche Luca la riporta con parole identiche, al capitolo 9, versetto 20. Vorrei “sedermi” intorno a questa frase e leggerla più volte ruminandola, cioè ripeterla con lentezza e con una certa cadenza, perché se tutti e tre i vangeli sinottici ce la riportano in una forma identica ciò non può non essere indice di una certa rilevanza per la nostra vita spirituale.
E’ un Vangelo che ha molteplici punti di partenza: si potrebbero commentare le risposte della gente ed anche quella stupenda e bellissima di Pietro, si potrebbero analizzare le figure profetiche citate, si potrebbe sottolineare l’azione dello Spirito nel primo degli apostoli e così via. Oggi, però, non voglio sfuggire dallo sguardo di Gesù che domanda: “Ma voi, chi dite che io sia?”.
Mentre scrivo, sulla mensola della mia scrivania, vi è un’icona del Volto di Cristo Salvatore di Andrej Rublev, conservata a Mosca nella Galleria Statale di Tret’jakov. Il primo contatto con quest’opera d’arte e di spiritualità avvenne durante un breve ritiro nel Monastero delle Suore di Betlemme a Solenzara in Corsica. Dopo la Celebrazione Eucaristica, nel tempo del “ringraziamento”, ritirandomi nel cubicolo affidatomi notai questa piccola icona appesa al muro e rimasi lì, inchiodato a fissarla, non riuscivo a togliere i miei occhi dai suoi occhi; fu una grande grazia, sopratutto per un carattere, come il mio, poco incline allo “stare fermo”. A ritiro concluso, me la regalarono ed ancora è qui che mi guarda ed io, quando posso, la guardo. Sono passati due anni e quel Volto ancora mi interpella, mi imprigiona e sfumatura ancora più straordinaria, non riesco a definire tutti i suoi tratti e non posso non pregare con le parole del Salmo 27: «Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco».
Un anelito che percorre tutta la Scrittura fino a qui, al Vangelo di oggi ed anche oltre. “Vedere” Dio è un desiderio che da sempre e sarà per sempre, lo era di Mosè, che lo vide solo di spalle, lo era di Filippo, che nel quarto vangelo, prega con forza: “Signore, mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14, 8) e il Cristo che gli dona una risposta quantomai esaustiva e densa di senso: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre.” (Gv 14, 9). Ecco chi vede Gesù,vede il Padre.
Un circolo virtuoso che ci conduce in una contemplazione continua e profonda che ha alle sue fondamenta la domanda di Gesù di oggi: “Ma voi, chi dite che io sia?“. Una domanda a risposta aperta, una domanda che ha le sue radici nel mistero più grande, quello di Dio, di un Dio che si è fatto carne per la nostra salvezza. Stasera più che commentare, più che riflettere, vorrei esortare me, prima che voi, a questo cercare, vedere, fissare lo sguardo sul Volto di Cristo affinché Lui, con la voce vera e verace del silenzio, ci possa condurre con dolcezza alla sua contemplazione e con la sua Grazia domandare sempre, ogni volta, che si apre la Scrittura: “Chi sei tu e chi sono io?”, come amava ripetere San Francesco nella sua intimità orante.
Altre meditazioni sulla Parola di Dio sono nelle rubrica: Lievito nella pasta