Riparte con queste due puntate la rubrica Scribi del Mistero che in quest’anno esordisce con la penna di Francesco Pacia che ci racconta 4 3 2 1 di Paul Auster. Buona lettura!

4 3 2 1 di Paul Auster

Le quattro vite di Archie Ferguson. Le quattro possibili vite, l’una parallela all’altra, l’una intrecciata all’altra, l’una nell’altra. È questa in estrema sintesi il succo delle più di 900 pagine di 4 3 2 1 di Paul Auster.

Un libro geniale, ma anche disorientante all’inizio. Perché le quattro storie di Archie sono l’una accanto all’altra e procedono l’una parallelamente all’altra. Dopo il capitolo introduttivo 7.0 che funge da preambolo, le 4 storie (semplicemente 1, 2, 3 e 4) procedono secondo un ordine diacronico e sincronico: 1.1, 1.2, 1.3, 1.4; 2.1, 2.2., 2.3., 2.4; 3.1, e così via fino a 7.4, dove la storia vera e il romanzo si incontrano, in un gioco di Ringcomposition.

Un libro che si può leggere diacronicamente (una vita alla volta) o come lo ha pensato l’autore, sincronicamente: che è il modo migliore per capire quanto, al di là delle concretizzazioni concrete, certe dinamiche, certe parole, certe vocazioni rimangano le stesse.

Le vocazioni

Per Archie una di queste è la scrittura. La lettura e la scrittura. Giornalismo, critica cinematografica, saggistica, romanzi, poesia, traduzioni: a volte è l’una, a volte è l’altra, a volte è più di una.

Perché 4 3 2 1 in fondo è anche la storia di una grande iniziazione letteraria. Un romanzo su un’educazione sentimentale fatta di libri, giornali, musica e film. Un’educazione che conduce alla nascita dello scrittore Archie I. Ferguson, che alla fine scopriamo essere l’autore di tutte e 4 le vite, di quella vera e delle tre parallele, così vicine eppure così distanti.

Storie e vite profondamente segnate dalla morte e dalla perdita, ma anche dal dono. Della morte degli stessi Archie, in ognuna delle storie. Morte che il vero Archie deve decretare: con la penna sì, ma non per questo meno dolorosa. È il taglio di una versione di sé, di una parte di sé. Perché non si può essere tutto, si deve accettare la ferita della concrezione, dell’unicità.

Storie

Storie specchio. Storie che amplificano dettagli, disegnano scenari altri. In qualche modo si guariscono a vicenda. Si risolvono a vicenda.

Per esempio, il divorzio dei suoi e il seguente silenzio con e del padre nella storia vera diventa il sogno di avere ancora il padre e la madre insieme nella storia 1 e la morte tragica del padre nella storia 3. L’inafferrabile sorellastra Amy della storia vera diventa il primo, vero, unico amore di Ferguson 1 e una cugina totalmente indifferente del bisessuale Ferguson 3. 

C’è come un intrecciarsi di parole tra una storia e l’altra. Il mondo irreale: il concetto e le parole con cui descrive la prematura morte – non vera – del padre nella storia di Archie 3 sono le stesse che ricorrono nella versione vera, quando Archie perde veramente il padre. 

E tutto il dolore, la mancanza diventa spazio perché maturi la vocazione dello scrittore a trasformare quel dolore, quella mancanza in parola capace di guarire. In parola capace di aprire un mondo. In un dialogo con il tu del lettore.

Francesco Pacia

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