In questo ultimo capitolo della Regola di San Benedetto tocchiamo con mano una caratteristica del santo patriarca, che deve essere propria di ogni monaco e di ogni cristiano: l’essere umile.
Vediamo la semplicità e l’umiltà di Benedetto, che afferma di non aver voluto scrivere un testo teologico, ma una “piccola Regola tracciata per principianti” (v.8); possiamo anche notare che, leggendo questo testo, egli richiama il prologo riguardo a vari aspetti della vocazione monastica.
Abbiamo già visto che, nel prologo, il legislatore parla a chi vuole intraprendere il cammino, esortando a mettersi in ascolto della Sacra Scrittura e a prendere esempio dai Padri, e anche in questo cap. 73 tocca gli stessi temi, come se ci volesse far intendere di essere dinanzi ad un unico e grande capitolo.
Per chi si fosse perso la prima puntata, eccola qui: https://www.legraindeble.it/l-ascoltare-come-prologo-della-vita-monastica/
Il lavoro dello Spirito
San Benedetto dopo averci indicato una regola per principianti, ci vuol far capire che questo codice è solo una bozza del lavoro e lascia allo Spirito Santo il compito di plasmare e completare l’opera di Dio in chi vuole abbracciare la vita benedettina. Con l’espressione “piccola regola tracciata per principianti”, ci vuole insegnare che quelli descritti nella regola sono solo i primi passi del cammino verso la vita monastica. Ma nel percorrere questo cammino c’è bisogno di attrezzattura, degli scarponi, dello zaino, dei bastoni per sorreggersi nei momenti di difficoltà; così anche nella vita monastica (come nelle altre vocazioni) oltre alla regola c’è bisogno di “attrezzatture spirituali” come la preghiera, l’umiltà, il lasciarsi plasmare dallo Spirito e quando saremo in salita per raggiungere la vetta, abbiamo bisogno della Parola per farci forza, e dell’insegnamento dei Padri, che con fede e pazienza ci hanno tramandato, nei loro scritti, il significato della fede e il dono della preghiera.
Inoltre, è fondamentale il rimando ai Padri della Chiesa, infatti, leggendo il v.5 di questo capitolo, il fondatore dei Benedettini, ci indica alcuni scritti quali: “le conferenze dei Padri e le Istruzioni e le loro Vite, nonché la Regola del nostro santo padre Basilio”.
Anche un “umile” prologo?
All’inizio del nostro articolo notavamo l’umiltà di San Benedetto nel presentare questa regola e tale caratteristica del santo la possiamo constatare nel v.7 quando dice “ma noi pigri, imperfetti e negligenti abbiamo di che arrossire di vergogna”; questa frase non dobbiamo prenderla né con un tono negativo, né come una “falsa umiltà” perché indica che tutti noi, compreso lui, dobbiamo ancora camminare. Nessuno può dire di essere arrivato alla fine, alla méta.
In questi ultimi versetti ritorna il “tu” presente nel prologo. Sembra che San Benedetto voglia parlarci direttamente, e noi che leggiamo possiamo sentirci coinvolti in prima persona in questo magnifico cammino.
Ci dice “chiunque tu sia che ti affretti verso la patria celeste, metti in pratica, con l’aiuto di Cristo, questa piccola Regola […], giungerai, con la protezione di Dio, a quelle vette più alte di sapienza e di virtù. AMEN” (v. 8-9).
È interessante notare come San Benedetto ci indichi Cristo -come compagno di questo cammino, come guida per giungere alla destinazione. Lui stesso che nel Vangelo si definisce “umile di cuore”, egli ci accompagna perché vive in noi, Lui prega e soffre con noi. Solo con Lui e con tutta l’attrezzattura necessaria potremo completare l’opera iniziata e giungere alla méta del cielo.
Quaesitor Dei