Conoscete la storia di Giulia Gabrieli? Ha dovuto lottare con un brutto tumore, sapeva che poteva morire, ma era talmente unita all’Autore della vita che poteva dire: “La mia storia può avere solo un lieto fine…”.

Come può una adolescente malata parlare in questo modo? Per rispondere, andiamo con ordine.

Chi era Giulia?

Oggi considerata testimone autentica di fede in Cristo, Giulia è nata a Bergamo il 3 marzo 1997, da mamma Sara e papà Antonio. Nella famiglia è arrivato anche un fratello minore, Davide, che Giulia adorerà.

Sin da piccola era una bimba molto solare. Amava ridere, scherzare, e cercava sempre il buono nelle persone.

Aveva un volto luminoso, che trasmetteva semplicità e gioia di vivere.

Crescendo, ha scoperto la passione per lo studio – diventando molto brava a scuola – e per lo shopping. Amava, infatti, “vestire bene”. Adorava, però, soprattutto uscire con le amiche, stare in compagnia, era disponibile e sensibile.

La passione più grande, però, era per Gesù.

Affascinata dalla storia di Chiara Luce Badano, ha ricevuto il sacramento della Cresima convinta che debba “viverlo appieno”.

Vuole essere una vera testimone di Cristo.

A dodici anni, nel pieno della sua vitalità, una notizia bruttissima che, però, non la abbatte: scopre di avere un sarcoma al braccio sinistro.

Le viene detto che si tratta di una forma grave. Lei si informa, studia, ascolta i dottori. Accetta le cure con coraggio.

Giulia ama la vita e fa di tutto per guarire. Al tempo stesso, però, accetta che Dio potrebbe chiamarla a sé.

Ha tanti sogni da realizzare. E lo dice, con semplicità, al Signore, nelle sue preghiere; poi, però, si rimette sempre alla volontà di Dio.

Pian piano matura l’idea che la sua storia può avere “solo un lieto fine”, a prescindere dall’esito delle cure. Infatti, o guarirà e costruirà il suo futuro, oppure andrà incontro al Signore, che la ama più di chiunque altro. Ecco perchè affronta tutto con serenità e coraggio.

Intanto, capisce che la malattia la sta unendo tantissimo al Signore. Si rende conto che Lui non la abbandona mai. La conforta, la accompagna, soprattutto quando la strada si prospetta più in salita.

Ricorda il papà: “Noi abbiamo accettato, anche se a fatica, la sua malattia. Lei, invece, l’ha proprio accolta”.

La nostra Giulia ha un legame particolare con Maria, assodato soprattutto durante un viaggio a Medjugorje. Aveva chiesto quel pellegrinaggio come regalo per i suoi 14 anni, a due anni dall’inizio della sua lotta contro il cancro.

Con lei, un pullman pieno di 50 persone tra amici e parenti.

Giulia ama recitare il rosario tutte le sere: le dona pace e conforto.

Spesso, però, decide di pregare non per “chiedere qualcosa”, bensì per ringraziare per i tanti doni ricevuti. Decide anche di comporre di suo pugno una “coroncina di puro ringraziamento”.

Il coraggio di stare con chi soffre

La ragazza sa che ognuno di noi nella vita ha bisogno di amicizie sincere. Sa anche che le persone, spesso, temono la vicinanza con chi soffre.

Per questo, con onestà afferma: “Il fatto è che la gente ha paura della malattia, della sofferenza. Ci sono molti malati che restano soli, tutti i loro amici spariscono, spaventati. Non bisogna avere paura! Se gli altri ci stanno vicino, ci vengono accanto, ci mettono una mano sulla spalla e ci dicono “Dai che ce la fai!”, è quello che ci dà la forza di andare avanti. Se questo non succede ti chiedi: perché vanno così lontano? Se hanno paura, allora devo temere anch’io… Perché dovrei lottare per la guarigione se nessuno mi sta accanto?”.

Giulia si sente fortunata, perché ha molte persone vicine, a farle coraggio, tante conosciute proprio grazie alla sua malattia.

Il rapporto con i medici

Giulia instaura un rapporto speciale con i medici e li definisce “supereroi” perchè “salvano delle vite”.

Tratta con confidenza ciascuno di loro. Sa portare allegria anche nei momenti più tesi. Pochi giorni prima di morire, ad esempio, costringe uno dei suoi medici a mimare «quella volta in cui sono svenuta e tu mi hai presa al volo». Lui deve mimare, immortalato anche da una foto. Quello che doveva essere un drammatico pomeriggio, date le sue condizioni di salute in peggioramento, si è trasformato in un momento di festa, come spesso accadeva in sua presenza. Perché era la gioia la sua caratteristica più forte, più visibile.

Immaginate che dolore grande per i suoi “supereroi” dover dire a Giulia della «recidiva»: il tumore, che era stato finalmente sconfitto, si era ripresentato, e stavolta più forte di prima.

Nello studio, i medici avevano le lacrime agli occhi e non sapevano da dove iniziare. A Giulia è bastato guardarli: aveva già capito.

Si è alzata e li ha abbracciati uno per uno. Poi ha detto: «Ce l’ho fatta una volta ad affrontare le chemio, posso farcela anche la seconda. Forza, ripartiamo da capo».

“Non so com’è il Paradiso – dice il padre di Giulia in una intervista sulla vita della figlia – Ma ecco, quel giorno penso proprio che ne abbiamo fatto esperienza”.

La ragazza muore il 19 agosto 2011, ma la sua storia continua a toccare cuori in tutto il mondo.

La sua vicenda ispira e avvicina anime a Dio.

D’altronde, “La mia storia può avere solo un lieto fine”, diceva. A noi piace immaginare che, mentre tanti ricevono grazie da lei, Giulia si stia godendo il suo lieto fine tra le braccia di Dio.

(Fine prima parte)

La storia di Giulia Gabrieli è raccontata, insieme a quella di altri tre giovani testimoni di fede, nel libro: Diario della Felicità 3 | Casa Editrice Mimep Docete

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