La più importate poetessa polacca: Wisława Szymborska immagini e temi semplici, in una architettura elementare, ad aiutarci ad entrare nei versi, per la rubrica Scribi del Mistero, abbiamo il nostro Don Giuseppe Bianchini in questa prima parte.

Domande poste a me stessa

immagine da pixabay
Qual è il contenuto del sorriso
e d’una stretta di mano?
Nel dare il benvenuto
non sei mai lontana
come a volte è lontano
l’uomo dall’uomo
quando dà un giudizio ostile
a prima vista?

Ogni umana sorte
apri come un libro
cercando emozione
non nei suoi caratteri,
non nell’edizione?
Con certezza tutto,
afferri della gente?

Risposta evasiva la tua,
insincera,
uno scherzo da niente –
i danni li hai calcolati?
Irrealizzate amicizie,
mondi ghiacciati.

Sai che l’amicizia va
concreata come l’amore?
C’è chi non ha retto il passo
in questa dura fatica.
E negli errori degli amici
non c’era colpa tua?
C’è chi si è lamentato e consigliato.
Quante le lacrime versate
prima che tu portassi aiuto?

Corresponsabile
della felicità di millenni –
forse ti è sfuggito
il singolo minuto
la lacrima, la smorfia sul viso?
Non scansi mai
l’altrui fatica?

Il bicchiere era sul tavolo
e nessuno lo ha notato,
finché non è caduto
per un gesto distratto.

Ma è tutto così semplice
nei rapporti fra la gente?

Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (Milano, Adelphi, 2009).

La poesia è altro

L’ars poetica della più importante poetessa polacca ha un tratto ricorrente: il volto semplice delle immagini e dei temi, le parole e i versetti che scorrono senza aggettivazioni quasi, in una architettura elementare a descrizione delle più ovvie delle espressioni della esistenza, oltre che della sua posizione umana.
Assuefatti come siamo allo sfregio e all’abuso verbale, le liriche della Szymborska potrebbero apparirci pensieri esposti più che evocazioni; oramai i social ci propinano, quale polimerizzazione del reale, solo l’esaltazione della emotività. Però la poesia è altro.

Parole scelte per non tramortire

La storia lavorativa della nostra autrice (ha svolto compiti impiegatizi essenzialmente) forse le ha impresso un carattere di buon prammatismo anche nella scrittura.
Compone da donna certo, agile nella lettura dei particolari tra gli interstizi dell’umano; scrive con semplicità, ma come può essere semplice l’incedere dei fatti quotidiani. Parole scelte non per tramortire il lettore con virate grammaticali. Parole ironiche, iconiche, umili, pazienti, che si sciolgono dalla sua voce e dal suo cuore per raccontare il mondo.

Testimone dentro al realtà

La splendida e drammatica lirica che proponiamo ha lo stile asciutto e ricco della sua personalità e del suo genio. Sin dal titolo. Perché si apre con una interpellanza così personale? Proviamo a dare una lettura: la poetessa si concepisce come testimone dentro la realtà piuttosto che osservatore inerziale, rifugge da tentazioni di vaticinatore ispirato.

Don Giuseppe Bianchini

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