Il vangelo di questa domenica mi fa pensare a un momento preciso della celebrazione eucaristica e risveglia in me il ricordo di un’esperienza particolare vissuta qualche anno fa.
Offertorio ovvero restituzione
Ero al Sermig di Torino per un ritiro organizzato dai frati cappuccini. I volontari della struttura ci spiegarono che lì al Sermig si è soliti chiamare l’offertorio, (ovvero quando si ha il passaggio del cestino per la raccolta delle offerte e la presentazione dei doni), con il nome di ‘restituzione’.
Ricordo bene infatti che durante la Santa Messa che celebrammo, ci fu chiesto di passarci gli uni gli altri un sacchetto contenente le offerte, che ciascuno era invitato in prima persona a tenere per qualche secondo in mano, prima di passarlo al vicino. Il senso era questo: anche se un fedele non poteva lasciare alcun soldo all’interno, era comunque chiamato a prendersi qualche secondo per ‘restituire’ simbolicamente in quel sacchetto ciò che aveva certamente ricevuto da Dio nell’arco della giornata o della settimana.
Allora la prima domanda che mi cresce nel cuore è: Cosa posso restituire io al tesoro?
Farsi poveri per donare
Un dono è vero quando è libero, gratuito, quando non pretende un contraccambio, quando comporta una perdita magari faticosa ma che facciamo con la gioia nel cuore, perché sappiamo che il destinatario del dono è più importante del dono stesso.
Non è un caso che la donna del vangelo oltre ad essere vedova sia anche povera perché in effetti si può davvero amare ed essere beati solo quando si ha un cuore povero… Allora non sarebbe bello se ogni tanto chiedessimo allo Spirito Santo di aiutarci a impoverirci di qualcosa? Non occorre pensare a doni eclatanti e impossibili da fare, ma bastano quelle ‘due monetine’. Bastano quei 5 minuti in cui chiedo a un’amica come sta. Basta offrire un passaggio in macchina a un fratello bisognoso, o mandare un messaggio solo per dire grazie, o dire una preghiera di cuore.
Basta credere che Dio sia il nostro tesoro e che nulla sia più importante di Lui e della carità verso il prossimo. Questo è il punto di partenza per mettere in pratica il comandamento di Gesù.
Una beata che ci è riuscita è stata Sandra Sabattini. Gli amici raccontano che era solita far loro dei regali che lei stessa realizzava: doni semplici, poveri, che però diventavano un modo unico e creativo per dir loro: ‘vi voglio bene’.
Vi lascio il link di una canzone per la meditazione personale: Cosa offrirti.
Che il nostro cuore possa riconoscere in Dio un tesoro, a cui cantare ogni giorno:
Il mio unico bene sei solo Tu, solo Tu.