In questo giorno di grande festa, leggiamo e meditiamo insieme il Vangelo del mattino di Pasqua.
«È così bello che non mi sembra vero!» Usiamo questa espressione quando ci troviamo di fronte a una notizia o a un evento inaspettato, che ci sorprende per la sua travolgente bellezza. Le notizie brutte le mettiamo in conto. Le prove sono presenti nella vita di ciascuno di noi. Per certi versi ce le aspettiamo. Quelle belle, al contrario, talvolta ci trovano impreparati. E nasce il sospetto che ci sia sotto qualcosa. Temiamo di esserci ingannati. E dentro di noi ci chiediamo: «Possibile che sia proprio così? Possibile che sia vero?»
Probabilmente una simile domanda se la sono posta anche i due apostoli, Pietro e Giovanni, entrando nel sepolcro che trovano vuoto. Il Vangelo di Giovanni – un vangelo frutto di lunga riflessione spirituale e teologica – ci dice, in fin dei conti, che questi due apostoli sono stati testimoni di un’assenza.
La presenza sarà un dono per Maria di Magdala che «vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù». Gli apostoli non ricevono subito questo dono. Loro vedono semplicemente «i teli afflosciati su se stessi e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte».
La conclusione del brano vede protagonista quel discepolo verso il quale Gesù era stato particolarmente attento e protettivo, e che la tradizione indica nello stesso Giovanni autore del Vangelo. È lui a fare uno più uno, a ricucire ciò che si era strappato sulla croce: «vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti».
L’apparizione ai discepoli avverrà solo la sera. Per questo motivo il mattino di Pasqua è la celebrazione della fede. Non quella che pretende un segno spettacolare, ma quella che sa cogliere i segni (altra parola determinante del quarto Vangelo) visibili solo a chi ascolta e comprende in profondità la Parola di Dio. Dopo l’incontro con Tommaso Gesù stesso dirà: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»
In questo senso i cristiani, la mattina di Pasqua, celebrano la fede una notizia così bella che quasi non sembra vera: la regola che dava alla morte l’ultima parola su tutto è stata infranta. E’ festa. Il potere della morte è stato sconfitto. Ora la regola è un’altra: in Gesù risorto la nostra vita sconfina nell’eternità.
Patrizio Righero