L’ascoltare come prologo della vita monastica
All’inizio dell’avvento di questo nuovo anno liturgico, la prima parola che abbiamo incontrato nel vangelo di Marco è «vigilare». Per vigilare o stare attenti però bisogna “ascoltare”. Ed è proprio con questo verbo “Obsculta” (Ascolta) che inizia la regola Benedettina, l’antico codice che accompagna tutte le realtà monastiche fondate dal Patriarca S. Benedetto, e credo che sia significativo in questo momento, perché ci aiuta a entrare meglio nel cammino di preparazione al Santo Natale.
Ascoltare come “unione con Dio”
“Ascoltare” è il verbo del cristiano, nonché di tutta la regola, ed in questa, San Benedetto ci vuole esprimere un ascolto totale dell’uomo nel rapporto con Dio, con i fratelli e con il mondo intero. In questo incipit benedettino possiamo ricordare nella nostra mente due creazioni presenti nella Sacra Scrittura: la prima presente in Gen 1,1: «In Principio Dio creò», e la seconda presente in Gv 1,1-3a: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui».
Ecco perché nel monachesimo antico i Padri ci ricordano che chi intraprende la vita monastica intraprende un nuovo cammino, un nuovo battesimo ed è ricreato in Cristo. Per questo nuovo inizio c’è bisogno della Parola, del Verbo, che necessitano del silenzio e dell’ascolto, come fece Elia che percepì il bisbiglio di Dio nella brezza leggera che lo accarezzava (cfr. 1Re 19,12b).
San Benedetto inizia con il verbo “ascoltare” e invita il monaco, ma chiunque prende in mano la regola, ad entrare nella logica della Parola, che crea e ci fa diventare discepoli.
Il Vangelo e la Regola che vivificano
Solo ascoltando e facendo silenzio potremo lasciarci trasformare come nuove creature in Cristo. La Regola benedettina ci aiuta appunto a diventare ascoltatori di questa Parola, e, in tutti i suoi 73 capitoli, a diventare discepoli in questa scuola divina. In monastero non si entra per carrierismo, ma come disse il grande S. Bernardo di Chiaravalle: «in monastero si è venuti per cercare Dio», e Dio lo si trova appunto nella sua Parola e nei confratelli che Lui mette al nostro fianco, e ci aiuta a sopportare pazientemente le loro infermità fisiche e morali (cfr. RB 72,4).
Quesitor Dei