Il lupo vince sempre? è una meditazione del Vangelo secondo Luca 6,27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non richiederle indietro.
E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso glingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso .
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
Chi di noi non sia è mai imbattuto, anche per puro caso, nella famosa favola di Esopo: “Il lupo e l’agnello”?
“Un lupo vide un agnello vicino a un torrente che beveva,e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto. Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo di sporcare l’acqua, così che egli non poteva bere.
L’agnello gli fece notare che, per bere, sfiorava appena l’acqua e che, d’altra parte, stando a valle non gli era possibile intorbidire la corrente a monte.
Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse: -Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre! –
E l’agnello a spiegargli che a quella data non era ancora nato.
-Bene – concluse il lupo, – se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti. “
In questo breve racconto favolistico il poeta greco ci illustra con una maestria posseduta solo dai grandi scrittori una legge che noi, consciamente o inconsciamente, abbiamo nel cuore: “Nella vita sopravvive il più forte!”. Questa legge che può essere vera per il mondo animale, viene trasposta anche nelle nostre vite e nei nostri atteggiamenti e diviene per noi così importante tanto che viene a divenire quasi un credo. Ciò può essere tradotto in molteplici modi: essere il più ricco, il più popolare, in sintesi: il più potente. Essere “potente” tende a divenire la meta di ogni nostro sforzo perché tutti vogliamo vivere e stare al sicuro e questa ci sembra essere l’unica strada, anche se faticosa.
Oggi, al catechismo, dopo aver letto questo brano evangelico, ho domandato ai ragazzi : «Se un tuo compagno ti da un pugno, tu che fai?», «Semplice, glielo rido!», «E lui?» – ho continuato – Beh lui, me ne darà due…e così via». I bambini, che a differenza nostra, hanno la mente aperta hanno compreso una verità molto semplice quanto misconosciuta che violenza chiama violenza, male chiama male.
Poco dopo, cambiando interlocutore, ho chiesto: «E se, invece, dopo quel pugno, nonostante la rabbia e l’istinto di ripagare il torto subito, tu ti fossi fermato?», « Forse, lui avrebbe smesso, io avrei sentito un pò di dolore ma meglio un pugno solo, che dieci!».
Et voilà, equazione indovinata: conviene di più non rispondere al male con il male ma, senza giustificare il male, rispondere con il bene, o almeno astenersi dal male, se proprio non ci riesce il bene. Il perché è lampante, semplice, ragionevole: i frutti sono migliori, si vive meglio.
Alla medesima conclusione esperienziale è giunta una donna con cui ho il piacere di condividere diversi momenti di vita spirituale, lei, proprio mettendo in comune le opinioni sul Vangelo di questa domenica mi testimoniava: «Certo, non è facile vivere ciò che Gesù ci chiede, però fa stare bene».
Ecco ciò che non dovremmo mai, credo, perdere di vista: il bene maggiore. In ogni nostra azione non cedere alla tentazione dell’interesse a breve termine a basso tasso di interesse ma al bene maggiore che, se anche faticoso, frutta di più perché ci dona il bene per eccellenza: la pace. Gesù infatti in un intermezzo della pericope e nel chiosare fa una promessa ricca e fruttuosa, espressa in duplice forma, a chi cerca di vivere sulla Sua Parola: Amate invece i vostri nemici, fate del bene senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 35) e nella conclusione: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6, 38).
Sì, senza dubbio, sarà dura, difficile, in salita perché “perdonare” è l’atto più divino che esista ma anche quello più liberatorio perché non sempre il “nemico” da perdonare è fuori di noi bensì dentro e – come direbbe Cristicchi – “perché l’impresa più grande è perdonare se stesso”.
Buona Domenica e buona scalata!
Altri brani meditativo sul Vangelo sono nella nostra rubrica Lievito nella Pasta.