Doni di grazia
L’esistenza cristiana, secondo lo sguardo credente e intelligente dell’Apostolo Paolo, deve essere letta e compresa nell’ottica della gratuità. Essa non si fonda su qualità o atteggiamenti umani, ma su un dono di grazia (gratis, appunto) di cui l’uomo è destinatario. È dono di grazia la salvezza, perché “mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi” (Rm 5,8).
È significativamente dono di grazia anche l’annuncio evangelico. Paolo ne ha fatto esperienza personale, come di qualcosa che non proviene da lui ma che egli stesso, per primo, ha ricevuto in modo singolare, certo che non gli è stato dato né l’ha imparato dagli uomini, ma “per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal 1,12). La stessa gratuità sta alla base anche del ministero apostolico che egli ha ricevuto “per chiamata”, come spesso afferma all’inizio di numerose sue lettere, cosciente di essere “ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa” (Ef 1,1).
Il Vangelo: dono ridonato
Per questo può affermare senza mezzi termini che annunciare il vangelo non è per lui un vanto, ma una necessità che gli si impone. “Guai a me se non annuncio il vangelo!” (1Cor 9,16). Egli sottolinea che ciò non proviene dalla sua personale iniziativa, cosa che gli comporterebbe di aver diritto ad una ricompensa. Ma – essendo un incarico ricevuto – egli è chiamato ad “annunciare gratuitamente il vangelo” (1Cor 9,18). Accogliendo il dono gratuito ricevuto, egli con la stessa modalità lo trasmette, come annunciatore fedele di un tesoro non suo, ma affidato alle sue mani, alla sua parola, alla sua penna… a tutta la sua opera.
“Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (1Cor 11,23).
Diventano vere per Paolo, destinatario e apostolo del messaggio evangelico, le parole pronunciate da Gesù per ogni suo discepolo.
“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
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Don Fabio Villani