Ammetto che San Giuseppe è stato sempre il mio mito, un uomo di poche parole, lo Spirito Santo nel Vangelo non gliene fa dire nemmeno una, un uomo semplice, di grande sensibilità e profondità d’animo, un uomo che si preoccupa di Maria, nella quotidianità, non tanto per dovere, quanto per puro, sincero, cristallino amore.
Chi era Giuseppe?
Chi era San Giuseppe? Giuseppe di Nazareth era un comunissimo falegname. Gesù è l’uomo – Dio, tanti obiettano, Maria l’Immacolata non poteva peccare ed ecco la provvidenza, la sapienza di Dio che si abbassa verso tutti, anche al livello dei filosofi pensatori, Giuseppe l’uomo peccatore come me, come te, disarmante!
Giuseppe era uno che era “giusto” dice il Vangelo (Matteo 1,19), cioè che compiva ogni giustizia e che significa questo? Come viene in aiuto a noi quest’uomo? Come egli applicava questa giustizia? La risposta a queste domande è di una semplicità estrema: amando!
Amando chi, cosa? Amando ogni istante della vita che gli è stata donata, amando ogni persona che la vita gli metteva accanto, fidandosi del suo Creatore e custode.
Amando…
Come faceva tutto ciò? A me piace farmi una immagine molto pratica, che davvero può darci una idea concreta e utile anche a noi oggi. Amava quando piallava un asse, amava quando intarsiava un oggetto, amava quando andava ad attingere l’acqua, amava quando accendeva il fuoco, amava quando pregava Dio, amava quando ringraziava, amava quando aveva paura delle circostanze violente della sua epoca, amava quando riposava nel suo giaciglio. Volutamente evito di scrivere amava quando allevava Gesù e si prendeva cura di Maria, perché davvero vorrei essere concreto per ognuno di noi oggi, oggi ognuno di noi può fare esattamente la stessa cosa.
L’amore e la “giustizia”
Amiamo e siamo giusti quando nel nostro lavoro non vediamo solo uno stipendio da incassare, ma un servizio, un prodotto concreto che andiamo a donare al nostro fratello e ci mettiamo cura ed attenzione proprio per questo, amiamo quando nello sport facciamo passare un messaggio che non è “io sono il migliore”, ma facciamo vedere la dedizione alla squadra, il sacrificio, l’umiltà (da amante della pallavolo non potevo non citare!),
Amiamo quando incoraggiamo una persona sfiduciata, amiamo quando insegniamo con pazienza ai nostri figli, esortandoli sempre, amiamo quando silenziosamente non rispondiamo al male che ci viene fatto, amiamo quando facciamo le cose non per essere ammirati e lodati, amiamo quando non ci aspettiamo sempre un “grazie”, amiamo quando andiamo a fare una passeggiata e ringraziamo Dio per quella passeggiata che ci permette di fare.
Amiamo quando facciamo un sorriso, amiamo quando invece di puntare gli occhi su una donna come fosse una preda, la guardiamo davvero come una creatura dalla bellezza speciale, un grande dono che ci corrisponde, amiamo quando prima di andare a riposare diciamo grazie a Dio per le fatiche del giorno e per tutti i benefici ed anche per le cose brutte che ci sono capitate.
Concludo chiudendo il cerchio, quando abbiamo fatto tutto questo, lo abbiamo fatto a Gesù, a Maria (Matteo 25,40) esattamente come ha fatto Giuseppe!
Ecco compiuta ogni “giustizia” venite benedetti del Padre mio (Matteo 25,34).
Altre riflessioni sulle figure di “santi”, le potete trovare nella nostra rubrica: Santi nascosti.
Se ti affascina la figura di Giuseppe, puoi anche leggere la Lettera apostolica Patris Corde di Papa Francesco.