Eccoci finalmente giunti al tema-cuore della storia di Giuditta, che viene a scuoterci con un bell’interrogativo: che idea abbiamo della bellezza?
Dalla preghiera all’azione
Ci eravamo lasciati con la preghiera di Giuditta che chiede a Dio di infonderle coraggio per compiere l’impresa che ha in mente (Gdt 9, 9-14). Finita la preghiera, Giuditta si alza da terra, cambia luogo, esce, va nella casa dove era solita trascorrere le feste e si prepara, aiutata dalla sua ancella. Toglie il cilicio, simbolo di penitenza. Sveste anche gli abiti da vedova che rappresentano la sua storia fragile, segnata dalla sofferenza. Lava il suo corpo con acqua, segno di purezza, e lo unge con un denso profumo, quasi fosse una regina. Poi si pettina i capelli per indossare il diadema e si riveste degli abiti della festa. Si adorna di gioielli e si rende «molto bella, tanto da sedurre qualunque uomo l’avesse vista» (Gdt 10, 1-4).
Vocazione… bellezza!
Questo passo del libro di Giuditta ci porta a riflettere su alcune cose.
Anzitutto: la bellezza è la vocazione di ogni donna. Le caratteristiche fisiche che Dio ha donato a noi donne, la femminilità, che poi si esprime in un modo di pensare, di agire, di parlare, sono diverse dalla mascolinità. Ebbene lo ripeto: la donna è chiamata ad essere bella! Strana questa affermazione. In genere il concetto di bellezza nel linguaggio che usiamo, non è quasi mai associato al dinamismo di una chiamata, ma piuttosto alla staticità dell’esser ‘nate’ belle. E di conseguenza quasi mai riconduciamo la bellezza di una donna al fatto che ella stia rispondendo a una chiamata di Dio, al fatto che sia bella proprio perché sta dicendo il suo sì, sta realizzando ciò per cui è nata, in altre parole la sua vocazione.
Certamente Dio Padre ci crea già belle dalla nascita, ma aldilà di questo, credo sia fondamentale che ciascuna di noi si riconosca bella: “guardiamoci allo specchio” e pensiamo al momento in cui Dio ci ha create. Recuperiamo magari le prime parole della Genesi e indossiamole: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto bella” (Gn 1, 31).
Cosa dice Dio di me? Che sono molto bella.
Belle come il Padre
Io non so se abbiamo mai fatto i complimenti a Dio, non dico per la bellezza del Creato, del cielo, delle stelle, … ma per la bellezza che ha voluto riporre nella nostra persona. Mi torna nel cuore il Magnificat di Maria, canto di lode a Dio che è sorgente di ogni bellezza. Abbiamo mai benedetto Dio per quanto è stato bravo, per quanto ci ha create belle? Io credo che questo sia il punto di partenza per vivere una vita gioiosa. È importante prendere consapevolezza del fatto che Dio desideri figlie felici di se stesse. Inoltre il riconoscerci belle educa anche il nostro sguardo. Se comincio a disprezzarmi, a non vedere niente di bello in me, come farò mai ad essere felice? E come farò ad amare gli altri se il metro di misura che il Signore mi ha dato è anzitutto l’amore verso la mia persona: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22, 39)?
Gli occhi con cui guardiamo noi stesse, sono gli stessi che usiamo per guardare gli altri. Ecco perché dobbiamo sempre tornare davanti a Gesù Eucaristia e per prima cosa lasciarci ricreare dal Suo sguardo benedicente che dice: “Sei bella, figlia mia”.