Dopo aver affrontato il re, Ester fa la sua richiesta. Adottando il punto di vista di Aman, vi propongo di individuare i “Mardochei” che incontriamo nella nostra vita, per relazionarci come Dio ci ha insegnato.

Nel tentativo di salvare il suo popolo la regina Ester organizza un banchetto per il re ed Aman. Il re risulta ancora apprensivo nei confronti della sposa ed insiste nel domandarle quali siano i suoi desideri. Ester, quindi, chiede ai due commensali di recarsi anche il giorno successivo al banchetto da lei preparato.
Aman si sente lusingato per questo invito. Il suo ego si eleva a dismisura e lui, euforico, non vede l’ora di raccontare tutto alla sua famiglia. Ma, sulla via del ritorno, incrocia Mardocheo, l’ebreo che non si è inchinato ai suoi piedi e nei confronti del quale Aman nutre un senso profondo di ostilità.
Sdegnato, chiama la moglie Zosara e gli amici per condividere il suo disappunto in merito all’ostinata presenza di Mardocheo nella reggia. È interessante leggere insieme il suo sfogo:

Ora: Aman è un uomo potente, il viceré. Ma è anche un uomo incapace di accontentarsi delle proprie ricchezze e incapace di perdono. Non riesce a gioire per i doni ricevuti, né a provare sincera gratitudine, perché è più interessato ad eliminare il suo prossimo che sempre vede come un rivale e dunque come un nemico da annientare. Lo sguardo di Aman è competitivo, invidioso, egoista e superbo.
Ma quante volte anche i nostri occhi si macchiano in questo modo e, sabotando il prossimo, non ci rendiamo conto di sabotare noi stessi!

Purtroppo il guaio di Aman è essersi accerchiato di persone spietate, i cui suggerimenti lo portano drammaticamente ad accentuare la propria malvagità e a cadere nel patibolo da lui stesso preparato.

Mi torna in mente la parabola degli operai mandati nella vigna. Lo sconcerto di chi ha lavorato fin dall’alba nei confronti di chi è stato assunto solo nel pomeriggio ma riceve comunque il medesimo stipendio è inevitabilmente causato da un’ingiustizia. Eppure il padrone fa un’osservazione acuta: “Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?” (cfr. Mt 20, 1-16).

Forse proprio qui sta il punto. Cosa ci dà davvero fastidio? Che Dio riesca ad essere buono e al tempo stesso giusto? O che abbatta la cultura di arrivismo a cui siamo così tanto affezionati, esortandoci a guardarci come veri fratelli e sorelle del Suo Regno? Voglio continuare a vivere guardando quello che gli altri hanno o potrebbero avere più di me? Oppure voglio veramente donarmi con un cuore libero, lasciare tutto ciò che mi pesa, e provare a vivere un pochino come ha vissuto Gesù, a respirare quella sua stessa pienezza di vita e a costruire un pezzettino di Cielo attorno a me?

Per la riflessione personale, oltre a tenere presenti queste domande, mi e vi invito a scrivere in un diario, quaderno o in un appunto sul telefono, i nomi di alcuni Mardochei che “ci tolgono la pace”. Siccome io stessa faccio fatica a pregare per questi fratelli, mi prendo con voi un impegno:

Pregare per i miei Mardochei tutti i giorni per almeno una settimana.

Sembra sciocco ma ritagliarsi appositamente dei momenti e pregare per la salute, per la gioia, per i progetti, perché Dio benedica le vite e le relazioni di un nemico, vuol dire già amarlo.

Benedetta

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