Il salto dal deserto al luogo sacro in Sal. 62
Sal. 62, 3
Nella scorsa meditazione al Sal. 62 (eb. 63) ci eravamo lasciati parlando della resurrezione della carne e di come l’unica dolce voce che sia capace di consolarci in questo deserto terreno sia quella eterna dello Spirito, da cui ogni istante trova il suo principio e la sua fine. Continuiamo il nostro percorso alla scoperta di questo testo salmodico meditando il v. 3. Οὕτως ἐν τῷ ἁγίῳ ὤφθην σοι τοῦ ἰδεῖν τὴν δύναμίν σου καὶ τὴν δόξαν σου (Oùtos en tò agìo òfthen soi toù ideìn tèn dùnamìn sou kaì tèn dòxan sou): “Così nel luogo sacro sono stato visto da te per vedere la tua potenza e la tua gloria”.
La necessità del deserto
Prima di giungere nel luogo sacro, l’anima s’aggira nel deserto, in un non-luogo privo di vie e privo d’acqua, in cui si percepisce sperduta e senza scampo. Percorrere il deserto del cuore è condizione necessaria per poter approdare alla consolazione. Senza sperimentare ed entrare dentro l’amaro sapore dell’aridità, del vuoto, della limitatezza di questa terra, l’anima non avrebbe la forza di compiere il viaggio in cerca dell’acqua, perché non sarebbe spinta dal desiderio della Vita.
Essere visti
Conducendoci nel deserto, Dio ispira nel cuore degli uomini un desiderio: che il nostro sguardo assetato d’amore si volti a Lui. Avvolto nell’amarezza di un’esistenza che non appaga i desideri, l’anima viene vista da Dio, perché essa si è lasciata vedere da Lui. Dopo aver compreso che ogni aspirazione trova nell’eternità il suo fine, l’anima compie il salto provvidenziale e si lascia abbracciare dalle acque di un divenire divenuto eterno. La via aperta per noi nel deserto è Gesù Cristo: Lui per primo e perfettamente ha osato resistere alla tentazione del mondo, nel deserto dell’Idumea.
Nostra rinuncia
Il luogo sacro è, dunque, quello spazio del cuore che viene vivificato dallo sguardo divino e che, nutrendosi della luce della verità e bevendo dell’acqua dello Spirito, fiorisce nel deserto. Mi piace concludere con alcuni versi di una poesia di D.M. Turoldo, Nostra Rinuncia, che a pieno descrivono il viaggio, anzi il salto dell’anima dal deserto al luogo sacro:
Nelle apparenze di strade mute, […] mi duole il tuo richiamo ad osare oltre la calma inerte delle pietre, a cercare il possesso di questi regni. […] Voliamo oltre la cinta della Legge, come tu dall’alta torre ci inviti.