Cosa metto nello zaino? è una meditazione che vuole aiutare a vivere con più consapevolezza il tempo di Pasqua.
Il Tempo di Pasqua, cioè i cinquanta giorni che uniscono la Solennità della Pasqua con quella della Pentecoste, sono da sempre per me un tempo luminoso ed illuminante. Uno dei motivi per cui amo questo lasso temporale è perché nel tempo feriale viene letto cursivamente il libro degli Atti degli Apostoli. In questo libro, nemmeno troppo grande, vengono narrate le vicende delle prime comunità cristiane ed ogni volta che lo leggo o lo ascolto lo trovo sia istruttivo sia consolante.
Oggi la Scrittura ci dona uno scorcio del periodo giusto successivo al primo Concilio Ecumenico, svoltosi a Gerusalemme. In questione è la necessità o meno della circoncisione per essere salvi (At 15,1), una disputa sorta per via di alcuni ebrei a cui Paolo e Barnaba si oppongono tenacemente fino a portarla a Gerusalemme affinché venisse discussa insieme agli altri apostoli.
Per necessità di brevità, mi trovo a dover tralasciare le dinamiche del dibattito, pur molto interessante, e salto proprio alla parte finale dello stesso Concilio e dell’annuncio di tali decisioni alle altre comunità, in particolare quella di Antiochia, dove era sorta la disputa.
Scelgono di inviare ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba alcuni uomini ed ad essi affidano una lettera. Siamo sempre nel capitolo 15 dal versetto 22 in poi, la lettera si conclude con queste espressioni per me incantevoli:
“È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!” (At 15, 28 – 29).
Questo passo degli Atti lo trovo di una leggerezza e di una libertà sconvolgente sia per allora ma anche per oggi. Spesso, infatti, quando si pensa alla Chiesa la si descrive o la si vede come un’organizzazione che mette pesi, che crea lacci, che limita spazi che invece di liberare, quasi imprigiona, che invece di salvare, affonda. Qui viene sottolineato come pur nella necessità materna di sottolineare le “cose da cui stare lontani” allora erano le carni offerte, gli animali soffocati, le unioni illegittime, oggi potrebbero essere molte altre e varie cose, essa rimane sempre attenta e vigile nel discernimento di cosa mettere nel “bagaglio” del cristiano in cammino.
Si’, perché la fede è un cammino e tutti coloro che provano ad essere discepoli sono uomini in cammino, non a caso Cristo invita a “seguirlo” e chiunque abbia fatto una camminata più o meno lunga sa che nello zaino vi devono essere solo gli strumenti necessari, pena una fatica inutile e superflua. La Chiesa è da sempre, come si legge negli Atti, attenta a non voler appesantire il bagaglio inutilmente, nonostante spesso ci troviamo a credere e a pensare l’esatto opposto; allo stesso tempo sa che alcune cose sono indispensabili, anche se spesso e volentieri chi cammina non lo sa.
Come quella volta che partii per un’escursione in notturna e mamma mi obbligò a mettere nello zaino il sacco a pelo, fu un peso inutile fino a quando in vetta, con una temperatura vicina allo zero, quel sacco a pelo mi evitò diversi problemi non piccoli.
E’ questo l’atteggiamento di chi vuole arrivare alla vetta, un atteggiamento umile che nonostante le esperienze, le ferite continua a fidarsi di chi ne sa più di lui e sopratutto di chi, come la Chiesa, vuole visceralmente il suo bene. Nel cammino della vita e della fede non dobbiamo mai sentirci troppo grandi e troppo pronti ma sempre figli e, non mi stancherò mai di dirlo, figli amati.
Buen Camino!
Altre meditazioni sulla Parola di Dio le trovate qui nella rubrica Lievito nella pasta