Ricordo bene il giorno in cui dalla “Mimep Docete”, una casa editrice cattolica in provincia di Milano, mi
chiesero di scrivere un romanzo per far conoscere la figura di Carlo Acutis.
Avevo già pubblicato con loro un romanzo di formazione, pochi mesi prima, e ora, nell’autunno del 2016, venivano a chiedermi di dedicarmi ad un testo con uno scopo preciso: avvicinare i giovani alla fede, a Gesù, attraverso la storia vera di un giovane dei nostri tempi, che aveva accolto il Vangelo con entusiasmo.
Mi ero da poco laureata e sposata, ero in dolce attesa e con tanto tempo libero: “è il momento ideale!”, pensai. E cominciai a documentarmi su questo ragazzo morto di leucemia fulminante.
Scoprii che era quasi mio coetaneo. Nacque, infatti, nel 1991 e morì a soli quindici anni, nel 2006.
Nel 2016 non lo conoscevano ancora in molti, innanzitutto, non era ancora beato, né tantomeno si trovava
sepolto nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Assisi. La sua fama di santità era iniziata a circolare nella
Diocesi di Milano e anche altrove ma la sua testimonianza non aveva raggiunto tutto il mondo come
adesso. Io, ad essere onesta, ero tra coloro che non aveva idea di cosa avesse fatto di speciale questo ragazzino dal
volto vivace, lo avevo solo sentito nominare. Mai avrei potuto pensare che le nostre vite si sarebbero
intrecciate tanto come poi accadde!
La purezza di Carlo, la sua generosità e la passione Eucaristica
Mi informai su di lui, parlai telefonicamente con la mamma, incontrai il responsabile di una associazione
nata per far conoscere la sua spiritualità. E rimasi colpita, anzi folgorata, dalla purezza di questo ragazzo.
Mi conquistò la sua capacità di distacco dai beni materiali. Pur venendo da una famiglia ricca, era solito dire
alla mamma: “Se ho già un paio di scarpe, perché comprarne un altro paio?” e preferiva dare ai poveri i
soldi della sua paghetta. Una volta svuotò il salvadanaio per compare il sacco a pelo ad un senzatetto.
Stiamo parlando di un ragazzino di undici, dodici anni, che però aveva già fatto del Vangelo il centro della
sua vita. Mi colpì la sua passione e la sua devozione per Gesù Eucaristia, tanto che realizzò da solo una mostra sui
miracoli eucaristici, che si può visitare al sito: www.miracolieucaristici.org e che viene portata, fisicamente,
nelle parrocchie di tutti i continenti.
Un piccolo aneddoto su Carlo
Un aneddoto in particolare mi ha toccata. I genitori – che fu Carlo a convertire: prima non erano soliti né
pregare, né andare in Chiesa e tantomeno partecipare alla Messa – sapendo del suo amore per Gesù
organizzarono un viaggio in Terra Santa, che poi, per alcuni disguidi, venne annullato. Credevano ci sarebbe
rimasto male, ma Carlo prontamente rispose: “Non ho bisogno di andare nei luoghi dove Gesù è vissuto per
sentirlo vicino, mi basta scendere nella chiesa sotto casa, dove Gesù è vivo e presente realmente nel
tabernacolo!”.
Carlo era certo che lì si trovasse davvero il Signore, si raccoglieva alla sua presenza, ci parlava con
confidenza, spesso gli consegnava anche i suoi pesi, dai piccoli problemi che potevano esserci a scuola, a
situazioni di disagio e malattia. Carlo aveva una fede sincera e salda, tanto è vero che a lui si attribuisce un
miracolo anche quando era ancora in vita: una signora gravemente malata di tumore, infatti, quando Carlo
iniziò a pregare per lei, guarì completamente, inspiegabilmente.
Le conversioni
I segni più grandi di Carlo, però, erano e continuano ad essere le conversioni: quante anime ritornano a Dio
conoscendo la storia di Carlo!
Un collaboratore domestico della famiglia Acutis si convertì al cattolicesimo dall’induismo vedendo come
Carlo, a soli dieci anni, si interessava degli ultimi, come i senzatetto della sua Milano, dai quali si faceva
accompagnare, in sella alla sua bicicletta, per portare un panino e prestare ascolto “come avrebbe fatto
Gesù”.
Quest’uomo, vedendo la luce che c’era in questo suo piccolo amico, che aveva iniziato a nutrirsi di Cristo
Eucaristia a soli sette anni per non lasciarlo più, chiese di essere battezzato: “Se il tuo Dio ti dona tutto
questo, lo voglio anche io nella mia vita”.
Tante sono le testimonianze di vite cambiate grazie a questo giovane semplice e straordinario al tempo
stesso e molto altro si potrebbe dire sulla sua fede, sul suo amore per la Parola di Dio, sul legame con la
Vergine Maria, sulla premura con cui confessava anche i peccati veniali per essere “tutto di Cristo”.
Riconobbi che in poco tempo, Carlo stava dando tanto anche a me e così accettai ancora più convinta di
scrivere su di lui. Non volevo solo farlo conoscere, però: volevo che Carlo scuotesse davvero i giovani della
mia generazione!
Francesco incontra Carlo
Col mio romanzo volevo invitare i giovani a puntare in alto, come aveva fatto questo giovane milanese.
Così, decisi che il protagonista non sarebbe stato lui, ma Francesco, un giovane studente universitario di
ingegneria, come molti. La sua vita ruota intorno al calcio, alle feste in discoteca, fuma erba e trascorre il
tempo, tra sballo e noia, con gli amici. Le ragazze? Nulla di serio, zero impegno, solo divertimento.
La sua vita, però, subisce una battuta d’arresto a causa di un infortunio: il “mondo di carta” che si era
costruito crolla.
Francesco, improvvisamente, si sente solo e, soprattutto, solo con delle domande che non vuole. La più
fastidiosa è: “Ma io… sono felice?”
Francesco scoprirà la storia di Carlo e ne resterà profondamente turbato: “Cosa ha questo ragazzo che io
non ho?”
La figura di Acutis vuol diventare – non solo per Francesco, ma anche per il lettore – un modello di vita, una
fonte di ispirazione, è lui che, nell’arco della storia, svela il segreto della felicità, ovvero un’intima amicizia
con Gesù.
Storia di fantasia, dunque, oppure no?
Il libro uscì nel 2017, col titolo “Sei nato originale, non vivere da fotocopia”, riprendendo una frase che lo
stesso Carlo amava ripetere.
Dopo la beatificazione, il librò balzò in cima alle vendite dei libri di spiritualità e divenne un bestseller tra i
libri di fede (ovviamente non per merito mio, ma di Carlo, che dal 2020, salito ai troni degli altari, diventò
sempre più conosciuto).
Molti, dopo aver letto il romanzo, mi hanno chiesto se il libro fosse tratto da una storia vera, devo sempre
rispondere di no… eppure, forse non ci crederete, proprio dopo averlo appena finito di scrivere mi girarono
una testimonianza, dove si raccontava la conversione di un giovane, praticamente identica a quella vissuta
dal mio Francesco, operata proprio da Carlo!
Storia di fantasia, dunque, oppure no? Lascio a voi e soprattutto a Carlo la risposta…
Cecilia Galatolo
Per chi volesse saperne di più su Cecilia e il suo libro, potete andare al suo sito.
Altri articoli di “Santi nascosti” li possiamo trovare qui.