Del primo italiano battezzato (e per di più da Pietro) consociamo il nome: Cornelio. Si tratta di un centurione romano che abitava a Cesarea, sul mare. Gli Atti degli apostoli ci dicono che faceva parte della “coorte chiamata italica” (su questo punto c’è qualche problema di collocazione storica, ma a noi basta – e piace – per attribuirgli un’origine).

A Cornelio è dedicato un intero e articolato capitolo, il decimo (conviene davvero leggerlo integralmente per avere un quadro completo del personaggio e del contesto in cui si trovava allora la comunità cristiana) che lo vede protagonista insieme a Pietro.
L’incontro dei due di fatto segna una svolta: l’annuncio di Gesù non è riservato soltanto ai giudei, ma a tutti. Da questo momento in avanti, anche se non mancheranno battute d’arresto e passi indietro, la Chiesa si apre al mondo intero.

Di Cornelio abbiamo diverse note biografiche. Era un «uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutta la nazione dei Giudei», «religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio».
Questo centurione non arriva alla conversione di punto in bianco e non da solo. È un uomo in ricerca. E prepara il suo incontro con Cristo su due fronti: preghiera e carità. Amore per Dio e per il prossimo.
La sua buona disposizione d’animo lo rende capace di ricevere una rivelazione speciale: «Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: “Cornelio!” Egli lo guardò e preso da timore disse: “Che c’è, Signore?” Gli rispose: “Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro. Egli è ospite presso un tale Simone, conciatore di pelli, che abita vicino al mare”».
Anche Pietro riceve una visione complementare (At 10,9-23) che lo induce a mettersi in cammino verso Cesarea per incontrare Cornelio attorno al quale si raccolgono molte persone. A loro Pietro spiega: «sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo. Per questo, quando mi avete mandato a chiamare, sono venuto senza esitare».
Il dialogo che segue, e che ricorda la liturgia battesimale così come ancora oggi viene celebrata, inizia con una domanda di Pietro («Vi chiedo dunque per quale ragione mi avete mandato a chiamare») e con l’annuncio del kèrigma (il cuore della fede cristiana): elezione, missione, passione, morte e resurrezione di Gesù («Di lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome»).
Accade qui un evento sorprendente: lo Spirito anticipa il rito del battesimo: «Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola».
Il rito segue immediatamente dopo: «Allora Pietro disse: “Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?” E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo».
Spesso lo Spirito ci precede. Tocca a noi riconoscere la sua azione e metterci decisamente in cammino nella direzione che lui ci indica.

Preghiamo
Spirito Santo,
Tu hai aperto il cuore di Cornelio
e lo hai preparato ad accogliere
l’annuncio di Gesù
che perdona i peccati
e dona la vita eterna.
Tu hai indicato a Pietro
il cammino della Chiesa:
non un recinto riservato a pochi eletti
ma una buona notizia indirizzata a tutti gli uomini.
Guida anche noi,
lungo i sentieri talvolta tortuosi
del nostro tempo
affinché, ascoltando la tua voce,
possiamo essere
umili ma coraggiosi
testimoni del Vangelo.
Amen.

Clicca qui per leggere la puntata di Sacri volti su Aquila e Priscilla.

Patrizio Righero

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