Una voce delicata
Nel cammino siamo chiamati ogni giorno a fare discernimento sulle nostre scelte, da quelle quotidiane a quelle che ci possono cambiare la vita, e può capitare di accogliere pensieri che ci appesantiscono e non riusciamo a riconoscere che non vengono dal Signore, continuando a nutrirli ed entrando in un vortice di tristezza e confusione. Saper discernere le situazioni che vengono dal Signore è fondante per poter camminare con serenità verso la meta finale, come su un’autostrada.
I pensieri dello Spirito Santo sono delicati, entrano a piccoli passi, ci accarezzano il cuore e ci fanno sentire amati. Tutto ciò che non ci porta all’amore del prossimo e di noi stessi, non è del Signore: ricordiamocelo sempre. Lui è limpido, ci offre l’amore ma non ce lo impone, bussa alla porta del nostro cuore e siamo noi a scegliere se aprirla. Il cammino cristiano si gioca proprio in questa semplice parola: libertà, le cose forzate non vengono da Dio.
Una libertà da scegliere
Il fatto è che noi come i discepoli, abbiamo spesso paura di questa vertiginosa libertà che ci fa vedere la vita in un’altra prospettiva, ci fa dire: no, non è ancora finita, abbiamo paura di essere liberi ma lo desideriamo, ci giochiamo un’eterna sfida tra il desiderio e la paura; vorremmo essere liberati dalle catene senza dire il nostro Sì, in maniera quasi magica: un giorno ci svegliamo e siamo diventati liberi. Non sarebbe stupendo?
Perché non possiamo giocare a nascondino in eterno con le nostre debolezze, vorremmo che qualcun altro ci liberasse semplicemente perché abbiamo paura delle nostre fragilità, di fallire e di fare scelte importanti. Vorrei svelare un segreto in questa riflessione che accompagna la giornata mondiale delle vocazioni: il Signore non ci aspetta per vederci sconfitti nella nostra missione, nelle nostre scelte quotidiane, ma Lui viene per salvarci e non esiste fallimento che non possa essere trasformato in rinascita. Il Vangelo di domani, quarta domenica di Pasqua, termina proprio con queste parole davvero emozionanti: “che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 1,10).
L’autostrada verso una meta
Il Signore quando entra nei nostri cuori desidera la nostra gioia piena, donarci una misura incolmabile di amore, ed è bello sapere che la vocazione sia il mezzo con cui arrivare al compimento. La missione a cui siamo chiamati è paragonabile ad una lunga autostrada, dove si può incontrare traffico, ci sono i controlli ed ognuno in base al proprio mezzo ha la sua corsia. Mi colpisce questa metafora perché attualizza la chiamata, che possiamo definire come il mezzo che il Signore ci consegna per arrivare alla meta finale.
È importante ricordarci durante il viaggio, che la meta da raggiungere è il Paradiso, non ci sono fermate intermedie o scorciatoie. Ogni storia è drammaticamente personale, ed è importante viverla con questo sguardo perché ci capiterà di metterci a confronto con i compagni di viaggio, ma attenzione perché ogni cammino ha le sue luci e le sue ombre. Ci verrà chiesto di pagare il pedaggio ogni giorno senza sconti, ogni vita non è esente dalla croce, anzi: se non c’è pedaggio da pagare non c’è resurrezione da contemplare.
In allegato il link per la liturgia del 3 Maggio 2020
https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200503