Proseguiamo con la terza parte sulla figura di San Giuseppe, in particolare da dove ha origine la sua potente intercessione, per chi si fosse perso la seconda parte può cliccare qui.

Santa Teresa di Lisieux scriveva: “ Ah! Se anche non lo vedessi, l’amo tanto che sono sempre contenta di quello che fa. Non l’amerei meno, se non venisse a rapirmi, al contrario. Quando mi pare che m’inganni, gli faccio tanti di quei complimenti, che egli non sa più come fare con me”. Nel Cantico dei Cantici la sposa e lo sposo si amano, ma ad un certo punto lo sposo sparisce: lei sente i suoi passi da lontano, pensa che lui si stia avvicinando, ma quando apre la porta, lo sposo non c’è e lei affannosamente esce e lo cerca senza tregua. Ecco come opera Dio: non vuole un “amorino”, vuole un amore infuocato perché l’amore di Dio è immenso.

Gesù disse ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (Lc 12,49)”. San Paolo dice: “Chi è in alto, guardi di non cadere”. Ecco la grandezza e la bellezza di San Giuseppe. Nella sua posizione altissima di custode della Vergine Maria e del figlio di Dio, viene fatto precipitare giù dal Signore, ma non si dispera e resta fedele alla sua missione, resta nella sofferenza e l’attraversa. Così, la sua “seconda fede” diventa grandemente superiore e più pura della precedente. Tale è anche il  triplice movimento che sempre ritroviamo nella vita dei santi: fede, crollo, fede ritrovata.

Santa Teresa d’Avila scrive: “Oh mio Dio e vero amante, sei Tu che hai iniziato questa guerra, una guerra di amore, si tratta infatti di un turbamento di tutti i sensi, per cui essi sentendosi abbandonati escono per i sobborghi e per le piazze, scongiurando le figlie di Gerusalemme (citazione del Cantico dei Cantici) di dare notizia del loro Amato. Se furono espulsi è perché riconquistassero il loro Conquistatore”.

Abbiamo a che fare dunque con due ferite, la ferita dell’uomo che ha perso Dio, ma anche la ferita di Dio che ha perso l’uomo: “Popolo mio, popolo mio che male ti ho fatto? In che ti ho contrastato? Ti ho guidato fuori dall’Egitto, e tu mi hai preparato la croce!” (Lamentazioni)  Anche Dio quindi conosce un amore respinto: nella sua divina umanità anche Dio ha questa ferita profonda, anche Dio è alla ricerca continua dell’uomo.

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