La santità è possibile; è possibile anche nel XXI secolo! È possibile quando non si trascura Dio ed il suo Vangelo: quando nella propria storia emerge il progressivo, faticoso e costante impegno, quasi un continuo lavorio interiore che permetta di giungere ad una personalità plasmata dal Vangelo e, quindi, intrisa di Lui.
Davanti alla figura di Guido si comprende meglio come l’unico potere che il cristianesimo, e di conseguenza la santità, possiede, sia quello di dare quotidianamente vita. Quindi speranza. Di conseguenza futuro. La santità è un antibiotico potente contro il terribile virus della sedentarietà e della impassibilità nella vita cristiana.

La vita cristiana, lo sappiamo, è storia di incontri; incontri che scaldano il cuore e lo dilatano. Tutto questo mi convince, inoltre, che il Vangelo è una questione “tremendamente seria” che ha – da sempre – avuto a che fare col rifiuto e l’accoglienza e che, in certo senso, racconta, di questo Dio misterioso il cui cuore è perennemente aperto, in cammino con l’uomo di oggi, il cui messaggio chiede di essere anzitutto compreso, accolto e incarnato.

Gli occhi di Guido

Guido aveva gli occhi belli e vispi. Il suo sorriso non passava, anche per questo, inosservato. Nei suoi occhi potevi scorgerci il sole.
Erano occhi capaci di rassicurarti, come quando dopo un temporale torna la quiete. Guido, nella sua intera esistenza, ha permesso alla Parola di ricavarsi un varco nel suo cuore, permettendo di illuminarne le profondità più oscure e la forza della sua luce dirompente ha irradiato i labirinti più oscuri della sua umanità, facendo di lui una persona retta e onesta.

In questa società spesso senza idee, senza civiltà; il più delle volte senza bellezza e senza armonia è proprio questa Parola che ci chiama, ci provoca a deciderci riguardo la nostra esistenza. Questa Parola è parola di vita tra le nostre parole di morte; è silenziosa presenza quando tutto attorno tace, è speranza anche nelle nostre mille desolazioni.

Farsi mettere in crisi

Guido si è posto, con tutto l’entusiasmo della sua giovane età, alla ricerca di risposte convincenti, lasciandosi “mettere in crisi” da tutto e da tutti, da Lui. Molti che lo conobbero hanno evidenziato come fosse percettibile il “desiderio di santità” e con questo lo sforzo per realizzarlo. Verrebbe da dire che lo sforzo di ogni vocazione, della nostra vocazione, altro non è che la fatica tenace di liberare pazientemente tutta la luce e la bellezza racchiusa nel proprio cuore. Bellezza che interroga e contagia. Guido, in questo senso, era attrattivo e carismatico: la sua grande passione per l’umano, per l’uomo, per gli ultimi e per i fragili e la sua grande disponibilità e apertura verso il prossimo affascinavano, divenendo “virtù” o “qualità” che non passavano inosservate.

Era un giovane profondamente credente: chi lo avvicinava si accorgeva che in lui vi era qualcosa di soprannaturale, quasi straordinario e tutti riconducevano questa sua peculiarità al suo continuo dialogo interiore con Dio, nella preghiera.

Ma chi è Guido? Dopo questa introduzione lo andremo a conoscere più approfonditamente nel prossimo articolo di mercoledì prossimo che potete trovare qui.

Andrea Maniglia

Per conoscere ulteriormente la figura di Guido, segnalo: «Col surf, tra le pagine del Vangelo» edito dalla Graphe.it

Condividi questa pagina!