Nella nostra vita possono presentarsi difficoltà, turbolenze, inclinazioni al male. Ma nel rapporto con Dio, ogni occasione della vita si può volgere in un’occasione di fare del bene…
Dio si fida di noi
“L’occasione fa l’uomo ladro.” Quante volte lo abbiamo sentito dire? Proverbio antico che mette le mani in pasta dentro le oscurità e le pieghe polverose del cuore umano. Non ti meravigliare se qualcuno ti lascia interdetto, e alla prima occasione di fare del male (o nel migliore dei casi, di agire per egoismo e tornaconto), eccolo lì che, come un piano inclinato, il desiderio e la volontà umana cedono a una irrefrenabile attrazione verso il basso. Siamo fatti storti. Siamo “fatti male”.
Ma questo non è ciò che pensa Dio, non è la verità, questo il pensiero di un grande nemico di Giobbe: Satana, il diavolo, l’accusatore. Dio gli disse: “Hai visto quant’è bravo e buono il mio Giobbe, come mi teme e mi vuole bene?” Dio pensa sempre bene di noi. E subito Satana: “E certo: gli hai dato un sacco di doni e cose materiali e protezione. Togligli quello che ha di più caro e vedrai come ti maledirà.”
Scegliere il bene
E così nella storia Giobbe comincia a perdere tutti i suoi beni materiali, i suoi amatissimi figli, infine lo colpisce un numero imprecisato di malattie, e come se non bastasse gli amici invece di consolarlo lo rimproverano perché “deve aver commesso qualcosa di veramente grave perché il Signore lo abbia punito in questo modo”. Ma Giobbe era innocente. Dopo molti capitoli e versetti, il Signore dà delle risposte a Giobbe, riservandosi il senso di tutte le sventure ai suoi misteriosi disegni, ma allo stesso tempo dichiarando Giobbe innocente e santo di fronte a tutti gli amici che lo accusavano, e restituendo a Giobbe la benevolenza e i favori che aveva in principio, e se possibile anche più che in principio.
Giobbe si è mantenuto innocente per scelta: ha scelto il bene, ha scelto di non maledire il Signore, solo gli ha chiesto delle spiegazioni che alla fine sono arrivate in modo diverso da come lui si aspettava. Noi lo sapevamo già dal principio (come quando nei gialli ti fanno vedere subito l’assassino) il motivo delle sue sventure: l’invidia dell’Accusatore. Giobbe è stato definito “l’uomo della pazienza”:
La pazienza
“Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla”. (Gc 1, 2-4)
La pazienza, come tutte le cose, è certamente un dono che viene dall’alto, e come tale va chiesta (“Signore, dammi la pazienza, che se mi dai la forza faccio un macello!”: sì, va benissimo anche così!!!), ma va anche allenata, coltivata, cogliendo le occasioni che la vita ci dà per… chiedere ancora pazienza, sapienza, e intelligenza, e tutti i doni dello Spirito Santo, per poter fare la cosa giusta. E così, in ogni cosa, anche nelle nostre lamentele (Giobbe ne rivolge tante al Signore, si sfoga con Lui perché è suo amico), il Signore può trarne un bene per noi e per chi ci sta intorno.
Le due vie, il bene e il male
Nelle occasioni in cui possiamo scegliere, abbiamo davanti due vie: la vita, il bene, oppure il pessimismo, il male, la morte:
“Da principio Dio creò l’uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere.
Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti;
l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano” (Siracide 15, 14-16).
Mi fa rabbrividire il pensiero della mano sul fuoco, è una immagine concreta e molto efficace per dire come seguire il male (parlare male degli altri, essere egoisti, vendicarsi, non cercare il vero bene e il bene di tutti) faccia male prima di tutto a noi stessi. E allo stesso tempo mi fa pensare a quale grande libertà e fiducia ci abbia dato il Signore: ci reputa intelligenti, maturi, capaci di fare scelte per il bene nostro e non per la nostra autodistruzione:
“Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu stai per entrare per prenderne possesso” (Deuteronomio 30, 15-16).
Radicati nell’acqua della vita
E a chi sceglie il bene, il Salmo 1 dice:
“È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene“
Tutto quello che fa, riesce bene: è la vera libertà, forgiata dalle prove; forgiata dalle “occasioni”, che se in un caso ci possono “far diventare ladri”, d’altra parte, se decidiamo di assecondare quella piccola vocina che ci suggerisce il bene e chiediamo di poterci mantenere in esso, “l‘occasione fa l’uomo… santo!”.
“Come albero lungo corsi d’acqua”: è la consolante promessa della Parola di Dio, il premio delle nostre fatiche. La sua Parola ci promette la serenità del cuore che verrà dalle nostre scelte e la presenza benevola del Signore che non pensa mai male di noi, anzi ci benedice, cioè dice-bene di noi. È la promessa di un’acqua che già ci lambisce, e ci rinfrescherà sempre; è la promessa di un amore radicato bene, che ci sostiene e non ci abbandonerà mai.
Vostra sorella “Si naturale”
Link alla rubrica delle riflessioni: https://www.legraindeble.it/categorie/riflessioni/