Il pensiero mistico nella poesia di Cristina Campo
Realtà e mistero
Riprendiamo, ora, le fila dello scorso articolo e parliamo ancora di mistero nella poesia di Cristina Campo. Ci eravamo lasciati con alcune righe del saggio Attenzione e poesia, in cui l’autrice afferma la preminenza dell’attenzione in quel processo sapienziale che trasfigura il reale e permette di attingere all’altrove. Attraverso due mondi, la realtà e il mistero, si gioca l’esistenza umana. Scrive la poetessa nell’ultima sua opera, Diario bizantino:
Due mondi – e io vengo dall’altro.
Dietro e dentro
le strade inzuppate
dietro e dentro
nebbia e lacerazione
oltre caos e ragione
porte minuscole e dure tende di cuoio,
mondo celato al mondo, compenetrato nel mondo,
inenarrabilmente ignoto al mondo,
dal soffio divino
un attimo suscitato,
dal soffio divino
subito cancellato,
attende il Lume coperto, il sepolto Sole,
il portentoso Fiore.
Due mondi – e io vengo dall’altro.
Cristina Campo, La tigre assenza, in Diario bizantino
Bidimensionalità
La Campo traccia in versi la bidimensionalità dell’uomo. Dicendosi proveniente «dall’altro mondo» la poetessa sottolinea la predominanza in lei del pensiero mistico su quello razionale: l’io si pone «oltre la ragione». Questo orientamento fuori dal mondo è il punto di partenza per conquistare il regno del «Lume» che attende. Per giungere alla meta è necessario, però, camminare «dietro e dentro» il mondo fisico, partecipare con attenzione al mondo concreto per scorgere in esso la sostanza del mistero. Si tratta allora di scoprire quel «mondo celato» che offre il cielo dentro il mondo visibile, trovare la soglia revocabile, «suscitata […] e subito cancellata» perché offerta divina. Continua la poetessa:
La soglia, qui, non è tra mondo e mondo
né tra anima e corpo,
è il taglio vivente ed efficace
più affilato della duplice lama
che affonda
sino alla separazione
dell’anima veemente dallo spirito delicato
– finché il nocciolo ben spiccato ruoti dentro la polpa –.
Cristina Campo, Diario bizantino
Poesia mistero
L’immagine del «nocciolo spiccato» è metafora di un’anima spicca dal cuore, poiché, come scrive la poetessa alcuni anni prima, «con un cuore legato non si entra nell’impossibile» (Della fiaba). La capacità di astrazione dell’anima, di distacco dal corpo e quindi dal mondo fisico-materiale è ciò che permette l’acquisizione del sapere mistico:
Al bambino che ascolta una fiaba, all’uomo che termina una poesia, al dormente che, sul limite del risveglio, ha varcato il cancello proibito, l’eterno ha pur concesso una misura di sé.
Cristina Campo, In medio coeli
Elisabetta Corsi