La preghiera è uno dei temi che da sempre ha stimolato la mia attenzione e la mia curiosità e mi sembra che sia il ‘filo rosso’ che corre tra le righe di questa Parola domenicale. Si parla di preghiera nella prima lettura, il salmo è di per sé una preghiera e si parla di preghiera nel Vangelo, tanto che viene citata la preghiera per eccellenza: il Padre Nostro.
Non so voi ma io, nella mia piccola biblioteca, ho molti testi sulla preghiera, o meglio su ‘come pregare’, come se il pregare fosse una tecnica. Uno su come si ‘prega la Parola’, l’altro sulla ‘preghiera del cuore’, un altro sulla preghiera monastica, un altro ancora sulla ‘respirazione’. Tutti testi ‘santi’ e benedetti.
Mi trovo qui, però, con una semplice verità, forse un po’ scomoda: io non so pregare, perché pregare non è un’arte, non è una disciplina, pregare è una relazione e le relazioni non si imparano, si vivono. Io prego, poco, molto poco ma prego. Ci provo.
Tutti questi libri, ripeto ‘santi e benedetti’, rischiano di essere inutili, rischiano di essere degli ostacoli perché si concentrano sul ‘come’ e non sul ‘chi’. Il ‘chi’ che è fondamentale nella preghiera. Quando ti lamenti, quando chiedi, quando imprechi, quando ringrazi, tu sai a chi stai rivolgendo la tua preghiera? Sai a chi è indirizzata la tua attenzione, il tuo fervore, la tua rabbia?
Ecco se non lo sai, come me, leggi e rileggi questo Vangelo che ci cade dall’Alto questa domenica, e cerca la parola chiave.
Buona ricerca e non ti affannare, Lui già ti ama, anche se non lo conosci.
Paride
Ps. La foto presente nell’articolo è la Chiesa della Fraternità della Speranza.
La riflessione al Vangelo di domenica passata: un-minuto-per-me
Padre