Per Angelica aveva un grande valore non solo l’amicizia ma anche l’amore, in tutte le sue sfaccettature: lei ci insegna a viverlo anche nella sofferenza.

Angelica: una dei “piccoli” evangelici

Il 20 aprile 2015 partecipa con lo zio alla giornata della “misericordia” a Seregno (MI) e qui accade un fatto particolare: al passaggio del sacerdote con il SS. Sacramento tra la gente, appena arrivato davanti a lei, prima di proseguire, si ferma improvvisamente come ad esserne attratto. Poco prima, un piccolo gruppo di giovani, prega su di lei e una delle parole proclamate è tratta dal Vangelo di Luca 10-20,21: “Ti rendo grazie Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Emerge molto spesso questo tratto di umiltà e abbandono che la caratterizza e la rende così unica e speciale agli occhi di Dio.

Foto di Dominika Roseclay da Pexels

Il male si ripresenta

Nel luglio 2015 tutto era rientrato nella norma e ad agosto il referto della PET (esame per confermare la diagnosi tumorale) evidenziò solo una leggera infiammazione a livello cutaneo, ma nel giro di venti giorni, mentre Angelica era in montagna, il male tornò a manifestarsi. Il 2 agosto esprime il desiderio di partecipare con gli zii a una delle giornate di spiritualità organizzate dal gruppo “Maria” di Bergamo dal tema: “Quando soffrivo dov’eri? Accanto a te!”. Anche questa è un’ulteriore occasione per riflettere su quello che sta vivendo. Eppure, nonostante tutto, cercava di progettare il suo futuro. Si era iscritta all’università di Milano, dove a settembre avrebbe sostenuto l’esame di ammissione per il corso di laurea in igiene dentale. Il 24 agosto, mentre era in un centro commerciale con i genitori, ebbe mal di testa e vomitò. Dagli esami, risultava che le microcellule erano arrivate alle meningi, quindi fu messa in nota per le terapie alla testa. Intanto continuava a rassicurare il padre: «Papà, guarda che ti voglio bene». Lui, da tempo, aveva deciso di prendere il congedo parentale a partire dal sabato seguente.

Angelica e la sua lampada sempre accesa

I membri del gruppo Shalom, nel corso della loro adorazione la sera di venerdì 28, estrassero a sorte un passo del Vangelo: capitò la parabola delle vergini prudenti: “A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo andategli incontro”. Il coordinatore del gruppo, a quel punto, commentò che quella era la Parola adatta a lei che, nell’ultimo incontro cui aveva partecipato con gli zii, aveva scritto: «Ti benedico Signore perché tu mi hai disegnato sul palmo della tua mano». La mattina di sabato 29 agosto, Marcello si trovava all’Inps di Bergamo per firmare i documenti del congedo. Aveva appena cominciato a scrivere il cognome, arrivando a “Tirab…”, quando fu pervaso da un brivido. Pochi istanti dopo, suonò il telefono: era l’ospedale. Andò a prendere la moglie, ma quando arrivarono, alle 10, Angelica se n’era volata in cielo senza disturbare nessuno, già da una mezz’ora. La trovarono sdraiata a letto, con le mani leggermente aperte, in posizione di preghiera, il sorriso sulle labbra e la corona del rosario accanto a lei. E che festa sarà stata quell’incontro che Angelica aveva preparato e desiderato da sempre con la “lampada accesa”.

Foto di Lukas Baumert da Pixabay

Per riflettere…

Vi lascio il link in cui potete leggere tutte le riflessioni di questa piccola grande sposa di Dio, a mio avviso uno dei doni più preziosi che ci abbia lasciato:

http://www.angelicatiraboschi.it/index.php/scritti1/2-scritti

Maria Ilaria

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