Tanto si è detto sulla figura di questo Grande Santo, Terrore dei demoni e dolcissimo Padre di Gesù. Tanto si è scritto e soprattutto tanto si è dipinto, ed è su questo che si sofferma la mia meditazione: come la figura di San Giuseppe differisce nelle due tradizioni, orientale e occidentale.
Ciò che accende il dibattito sulle rispettive iconografie ha a che fare con la Paternità di San Giuseppe. Mentre in occidente è famosa l’immagine iconografica del Santo come padre dolce, premuroso, con il Bambino Gesù in braccio e i gigli nella mano (simbolo di purezza e nobiltà dei sentimenti), in Oriente, nell’Incontro con l’icona, si fa esperienza del Santo Giuseppe come Padre e Custode umile e silenzioso della Sacra Famiglia.
L’icona, Parola Rivelata, ci mostra, a partire dalla Natività, come il santo, nel suo essere ritirato, in disparte, quasi escluso dal nucleo Familiare, sia il vero motivo per il quale Dio lo sceglie come Custode: l’Umiltà e la Fede con le quali accetta di mettersi a disposizione di quel Sogno che Dio, attraverso di Lui, compie per tutta l’umanità.
La Verginità di Maria e la paternità di Giuseppe
In particolare la tradizione orientale, ponendo il focus sulla Verginità prima, durante e dopo il parto di Maria, è particolarmente attenta, nella simbologia iconografica, alla modalità di raffigurare il Santo: apparentemente minimizzata (non per denigrare, anzi l’esatto opposto), questa modalità è volta a sottolineare come la paternità di Giuseppe non sia di tipo biologico, frutto di una genitalità attiva bensì, volti a seguire il racconto della Sacra Scrittura e l’insegnamento della Chiesa, lontano e con il capo chino, segno di umiltà, Giuseppe è il Custode di Cristo e della Vergine. Non un Capo Famiglia, ma il Custode ordinato dalla Divina Provvidenza, ruolo accettato con umiltà.
Questa sottolineatura propria del mondo orientale è istituita dai Padri in difesa della perpetua verginità di Maria. Alla luce di ciò, possiamo relazionarci con la Scrittura, e quindi con l’Icona, ritrovando Giuseppe solamente in alcune scene. La Natività, già citata, mostra un Giuseppe distaccato dal nucleo della Madre di Dio con il Bambino, evento del quale è conscio di non essere che un co-protagonista (guardiano e custode del grande Mistero dell’Incarnazione), con il capo chino che dice l’ubbidienza, silenzioso, in disparte e in dialogo con il demonio: “Come questo bastone non può produrre fronde, così un vecchio come te non può generare, e, d’altra parte una vergine non può partorire.” (dagli apocrifi). Il tentatore rinnova a Giuseppe il dubbio sulla Maternità verginale di Maria, ma per Grazia della Fede e dello Spirito egli vince la tentazione.
Il Sogno di Giuseppe, altra tipologia iconografica, fa riferimento alla stanza sesta dell’Akathistos:
“Con il cuore in tumulto
fra pensieri contrari
il savio Giuseppe ondeggiava:
tutt’ora mirandoti intatta
sospetta segreti sponsali, o
illibata!
Quando Madre ti seppe
da Spirito Santo, esclamò:
Alleluia!”
Mentre le uniche due icone che davvero riportano il modello “Sacra Famiglia” come lo abbiamo in mente in occidente, ossia dove troviamo sia la Madre con il Bambino che San Giuseppe in prossimità, sono quelle dell’Icona della Fuga in Egitto (anch’essa riconducibile all’Inno dell’Akathistos) e della Presentazione di Gesù al Tempio: dice di una vigilanza e di difesa dai pericoli, difatti è alle spalle di Cristo e della Madre, per l’una. L’altra, oltre a sottolinearne l’aspetto di Ebreo osservante della Legge Mosaica, dando il nome a Gesù ne accetta pubblicamente la paternità legale, con tutti gli obblighi che ne conseguono. Anche qui sta alle spalle della Vergine, a protezione.
Incredibile come, nonostante la “mancanza” di fisicità, le icone dicano ed esprimano appieno il senso di chi è San Giuseppe, un padre umile, nascosto, tenero difensore della sua sposa, della sua Virtù e del Figlio affidatogli per Fede, testimone diretto e quotidiano del Grande Mistero di Dio che si è Incarnato.
Perché, e qui il grande dilemma di coloro che masticano poco l’iconografia orientale, “Giuseppe non abbraccia mai Maria? Cosa c’è di male? Guarda com’è tenero San Giuseppe che dolcemente pone la sua mano su Maria e Gesù, ma è anche quella un’icona!” (sono solo alcune obiezioni che ripetutamente si sentono dire da coloro che sono abituati ad una figura zuccherina di San Giuseppe).
L’Abbraccio nell’iconografia
Cerchiamo allora di indagare un pochino l’iconografia dell’Abbraccio in ambito orientale, un paio di dritte sul motivo di tante icone occidentali “eretiche” della Santa Famiglia. Prima di tutto abbiamo l’abbraccio fra due uomini: questo dice di un abbraccio casto, una fratellanza, un amore fraterno (vedi l’icona dei santi Pietro e Paolo o di Cirillo e Metodio ), e lo stesso significato vale per l’abbraccio tra due donne. Arriviamo ora al cuore della questione, l’abbraccio tra un uomo e una donna: nel caso un’icona vi mostri l’abbraccio tra un uomo e una donna, il significato che questo gesto sta ad indicare è di un matrimonio sessualmente consumato ( vedasi icona di Santi Gioacchino e Anna genitori della Santissima Vergine ).
Ora immaginiamo che un ortodosso (o chiunque sia allenato a leggere la simbologia) si trovi dinanzi l’icona classica della santa Famiglia che tanti hanno in mente: ne risulterà una lettura che poco ha a che vedere con la Verginità di Maria e men che meno con la Natura Divina di Cristo. Si vedrà invece come, dopo un rapporto sessuale, Giuseppe e Maria abbiano concepito e sia nato Gesù, non più Figlio di Dio, bensì il figlio di Giuseppe il Falegname. Infatti un bambino posto al centro di un abbraccio sta a significare che la sua origine sia il frutto del rapporto carnale della coppia. Intuibile, quindi, come viene a cadere innanzitutto il dogma sulla Verginità di Maria e soprattutto dice che Gesù altri non è che un uomo a tutti gli effetti, togliendo la Paternità a Dio e di conseguenza il suo essere seconda persona della Santissima Trinità.
Quell’immagine che noi abbiamo negli occhi altri non è che l’ingenua riproposizione di un tema occidentale in chiave orientale, risalente al XIV sec, giunta sino ad oggi. Un’arte tipicamente religiosa, che ha a che fare più con una moda verso l’esotico: sappiate che le icone non servono per abbellire, ma per pregare. Un occidentale potrebbe dire che queste riflessioni paiano esagerate, che non è certo intenzionale rappresentare ciò, ma l’iconografia ha delle regole precise e un simbolismo allegorico codificato, e pertanto questo è senza possibilità di dubbio il significato che viene teologicamente (o meglio, ereticalmente) veicolato.
Impariamo, quindi, come Giuseppe, a custodire con Fede il Sogno che Dio ha su di noi, con l’umiltà di stare alla sequela di Cristo nella quotidianità: come Giuseppe diveniamo anche noi custodi di quel Dio che si incarna in noi e per noi ogni giorno. Siamo custodi di quell’Immagine e Somiglianza che Dio ha posto in noi, una Bellezza da riscoprire! L’icona, Parola Rivelata, possa essere una finestra spalancata sulla Verità, in una Relazione tutta da vivere e contemplare!!
L’Iconografo
Eleonoragemma Galbusera
Che cosa è l‘Akathistos?
Un nostra meditazione di archivio, sempre sul Custode del Signore: Giuseppe il santo della quotidianita