Siamo giunti in fondo a questa piccola guida sul sacramento della Riconciliazione. Dopo il tempo del perdono, vi è un altro tempo, o momento, centrale e fondamentale: il dire grazie.

Di per sé non è una parte canonica, obbligatoria ma abbiamo visto quanto sia bello e fecondo vivere la Confessione non solo come rito ma soprattutto come espressione forte di una “relazione” d’amore.

Dopo la domanda di perdono tramite l’atto di contrizione e l’assoluzione, siamo figli amati e perdonati. La gioia dovrebbe invaderci il cuore se solo ci rendessimo conto di quale grazia e quale dono pervade il nostro essere e la nostra esistenza. Dovremmo essere felici come malati che sono stati guariti, esultanti come prigionieri liberati e invece – usciti dal confessionale – abbiamo spesso dei “musi lunghi” non proprio raggianti.

Come dire “grazie”?

Per rimediare a questa mestizia possiamo allenarci a ringraziare il Signore per il dono immenso del perdono, così pian piano ci immergeremo in questa grande grazia. Come fare?

La nostra ricca tradizione liturgica ci ha consegnato un’ampia collezione di preghiere di lode e di ringraziamento: i Salmi 102 e 144; il passo profetico di Isaia 12, 1 – 4; il canto stupendo del Magnificat (Lc 1, 46 – 55) oppure ancora i passi neotestamentari di Efesini 1, 3 – 10 ed Apocalisse 15, 3 – 4.

Se questi passi scritturistici non ci scaldassero il cuore allora possiamo parlare a Dio in modo filiale con un cuore grato con la sicurezza che Lui ci ascolta.

Dopo ciò a me non resta che ringraziare chi ha voluto percorrere insieme con questo cammino dentro questo Sacramento tanto prezioso quanto poco conosciuto. Ad ognuno auguro di poter sperimentare in larghezza, profondità ed altezza l’infinità misericordia di Dio.

Paride

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