Questa è la fine, ma per me è l’inizio della vita, aforismo del teologo Dietrich Bonhoeffer, è un piccolo spunto di preghiera per il Venerdì Santo.
“Questa è la fine,
ma per è l’inizio della vita”
(Dietrich Bonhoeffer)
Annotiamo alcuni cenni biografici di Bonhoeffer, in particolare relativi alla fase finale della sua vita:
Incominciano a costituirsi dei gruppi per porre fine al regime nazista. All’interno di uno di questi, opera appunto Bonhoeffer. Finché, nel 1943 viene arrestato e internato nel carcere militare di Tegel.
Ad un detenuto italiano che gli chiedeva come lui, cristiano e pastore, potesse prender parte ad un complotto che cercava la morte di Hitler, Bonhoeffer rispose: “Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante“.
Viene messo dunque in un carcere dell’esercito insieme a molti altri ufficiali e soldati ma questa situazione “mondana” come dice lui, è anche il contesto vitale che spiega le grandi riflessioni apparse nelle lettere scritte dal carcere, gli scritti che, raccolti nel volume “Resistenza e resa”, in seguito gli hanno donato maggior fama. Il tentativo, in genere, è quello di superare i dualismi tipici della tradizione cristiana, particolarmente della tradizione moderna. Finché resta nel carcere militare la sua situazione è tutto sommato “serena”: può avere contatti con la famiglia, scrivere lettere; ma, aggravandosi la sua situazione, viene poi internato in un carcere della Gestapo in Prinz- Achracht Strasse a Berlino. Di Dietrich Bonhoeffer non si hanno più notizie fino a quando il 9 aprile 1945 viene impiccato nel campo di concentramento di Flossebürg.
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