“Sacra è la cenere” è un componimento di Pär Lagerkvist contenuto all’interno del libro delle sue Poesie con introduzione di Mario Luzi.
Solo quel che arde
diviene cenere.
Sacra è la cenere.
Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere,
consumato da te.
Così dice l’amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra.
Pär Lagerkvist
Scrive Luzi, nel seguente articolo, a proposito dell’autore di questo componimento:
Pär Lagerkvist è autore molto noto; ed è anche una gloria nazionale di Svezia. Non so quanto sia letto e studiato, ma penso abbia i suoi fedeli. Da noi è di quegli scrittori che nella beozia delle definizioni correnti vengono detti spirituali. Stiamo anche noi al gioco, siamo una volta anche noi beoti. Spirituale Lagerkvist – lo è veramente? Poche volte si ha come nella lettura delle sue pagine il senso vivo che “lo spirito soffia dove vuole” proprio perché è protagonista assoluto: e lo è mentre cerca e fugge la sua incarnazione. La vicenda delle sue chiare e spesso potenti metafore è tutta qui.
Nella sua inquietudine avverte tuttavia che il luogo del contendere resta continuamente aperto alla mutevolezza dell’avventura umana. Lo sperdimento, la disperazione, la visione estatica, la certezza, la beatitudine vi fanno impeto e irruzione. Il poeta è esposto a quelle ondate. Ciò sposta fuori di lui medesimo il suo centro, lo colloca nella vicissitudine universale e nelle sue tragiche alternanze. Ma non si tratta di alienazione, di estraneità, di inappartenenza. Al contrario proprio in quell’uscire dal suo individuale recinto incontra la sua radice, trova la sua più umana inerenza nel mondo. Se è vero, come dice Rilke, che il compito dell’uomo è di umanizzare il mondo, quello di Lagerkvist è uno dei modi più ariosi e vibranti che io conosca. Ciò è dopotutto quel che rimane di lui al di là della pur significativa storia personale. E non è proprio questo che noi chiediamo ai poeti?