Aurora notturna di un canto vuole essere una meditazione sul salmo 76 del salterio.
Fenomenologia della sofferenza in Ps. 76
Testo del Salmo 76 (eb. 77): https://www.bibbiaedu.it/CEI1974/at/Sal/76/
Dalla vertigine del vuoto
Con spirito equilibrista, l’uomo ha saputo travalicare il buio del cuore, producendo, dalla vertigine del vuoto, uno sconfinato numero di opere (inerenti ogni ambito del sapere). A quale scopo? Risuscitare dal profondo delle tenebre: l’umano attinge al divino e gode della sua luce per rinvigorire il fuoco spento della sua felicità.
Alla perfezione del canto
Ma un canto, una voce “nel giorno del tormento” si staglia al di fuori del coro troppo umano del mondo e dipinge di perfezione il bordo della sofferenza, ricucendo le ferite del cuore nell’aurora notturna delle sue note: è la perfetta armonia delle dita di Dio sulla cetra di uno spirito accogliente, è la melodia del salmo 76.
Lo spirito ricercatore
Tutto trova il suo principio in uno “spirito ricercatore”, sostanziato dal verbo greco ἐξεζήτησα (exezétesa) che delinea l’azione di una ricerca spasmodica, vitale, d’amore: l’io, tormentato dall’oscurità in cui è immerso, tende le mani avanti a sé, la sua cieca fisicità si protende verso un ignoto di cui ha fiducia, ma inciampa e cade in un “infiacchimento d’animo”, in greco ὠλιγοψύχησεν (oligopsùchesen, letteralmente “rimpicciolimento d’anima”).
Movimento verso il cielo
Nel silenzio di un passato che impallidisce e offusca il suo muto profilo, il canto trova la forza di innalzarsi oltre le nubi. E lo spirito “intesse melodie”, forte di una forza sovraumana, “sprofonda” nella sua sostanza e si rialza, ritrovando sé stesso. L’unicità del movimento che dal fondo dell’esistenza raccoglie l’energia perduta e innalza la sua vittoria verso un cielo esitante è incarnata dal verbo greco ἔσκαλλεν, letteralmente “zappare”: lo spirito si rivolge alla terra e dalla terra riparte in volo. La forma compare unicamente in questo salmo: non ci sono riprese del verbo in nessun altro libro dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Aurora di un cielo in attesa
Lo spirito torna a Dio, si volta verso di Lui, ma ancora non Lo percepisce Lo incalza di domande: “Può Dio aver dimenticato la misericordia, aver chiuso nell’ira il suo cuore?”. Ma il Cielo, in attesa dello “spirito ricercatore”, attende che il suo cuore veda, di nuovo, la Sua Luce che splende. E, finalmente, lo spirito vede, sente, ricorda: vede l’aurora della Salvezza, sente la luce della Speranza, ricorda il Dio della Misericordia.
Altre meditazione sui salmi sono presenti all’interno di una rubrica dal nome: “L’incanto dei salmi”, presente nel nostro blog.