(continua da: https://www.legraindeble.it/v-domenica-di-quaresima-anno-a/)
Con le sorelle Benedettine del Monastero di Offida, continuamo ad entrare nel senso salvifico della sofferenza proposto dalla V Domenica di Quaresima (anno A).
Partecipare alla redenzione di Cristo
Nella Croce di Cristo non solo si è compiuta la redenzione mediante la Sua sofferenza, ma viene anche redenta la stessa sofferenza umana. Sì, perché ogni uomo nella sua sofferenza può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo. La sua risurrezione poi ha rivelato la gloria del secolo futuro. La sofferenza è sempre una prova per l’umanità, ma in essa è contenuta una particolare chiamata alla virtù con la quale l’uomo è invitato a partecipare con perseveranza, la quale sprigiona quella speranza che mantiene in noi, nonostante la prova, la convinzione che la sofferenza non prevarrà e non ci priverà della dignità e del senso della nostra vita. La Redenzione già compiuta fino in fondo da Cristo rimane, comunque, aperta al contributo partecipativo della sofferenza di ciascun uomo e “la completa”, come ci dice San Paolo. Così come la Chiesa completa l’opera redentrice di Cristo.
La gioia di una chiamata dall’interno
Per questo la sofferenza ha un valore speciale per la Chiesa. Essa la venera, perché nella sofferenza si nasconde una particolare forza che con la grazia dello Spirito Consolatore può insegnare a ciascuno di noi che nella sofferenza Cristo dischiude e dispiega gradualmente gli orizzonti del Regno di Dio. La sofferenza non può essere infatti trasformata dalla grazia agendo dall’esterno. Cristo solo si trova dentro ogni sofferenza umana e dall’interno di essa, dentro di noi, con la potenza del Suo Spirito può redimerla. Ma non è sempre uguale per tutti, anzi, quasi sempre ciascuno di noi entra nella sofferenza con una protesta tipicamente umana e con la domanda del suo perché. Cerchiamo il senso della sofferenza e una risposta. Ma più che con una risposta astratta, Dio ci dona una chiamata: “Seguimi, Vieni!”. Prendi parte con la tua sofferenza a quest’opera di salvezza del mondo.
Con la nostra croce dietro a quella di Cristo si rivela davanti a noi il senso salvifico della sofferenza e allora si può fare esperienza della pace interiore e perfino di una gioia spirituale. Sì, fonte di gioia diventa il superamento del senso di inutilità che subentra inevitabilmente quando siamo malati, quando diventiamo “inutili” e un peso per gli altri. Queste sensazioni deprimenti vengono superate dalla consapevolezza che stiamo completando i patimenti di Cristo e con Lui partecipiamo, nella dimensione spirituale, all’opera di salvezza dei fratelli.
Un tesoro inestimabile
E questo è un servizio insostituibile, perché la sofferenza umana unita alla sofferenza redentrice di Cristo, nutre e sostiene la forza del bene nella battaglia contro il male, una sorgente per la Chiesa e per l’umanità. Il Vangelo della sofferenza viene scritto incessantemente e le sorgenti della forza divina sgorgano proprio in mezzo all’umana debolezza. Nella storia di ogni uomo che soffre c’è una particella dell’infinito tesoro della redenzione del mondo!
Davanti al Vangelo della sofferenza che stiamo vivendo in questo tempo si possono scorrere infinite pagine, ciascuna porta il volto dei tuoi figli, Gesù. Ti ringrazio perché la mia pagina mi ha reso meno impermeabile alla sofferenza di tanti fratelli che non ho mai incontrato. Sono i fratelli della Siria, quelli del Corno d’Africa, quelli che naufragano sulle coste del Mediterraneo… Grazie Gesù perché, ciascuno di loro ha un nome e tu li ami e in tutto quello che stiamo vivendo si manifesterà la Tua Gloria.
Le sorelle del Monastero di Offida