Con le sorelle Benedettine del Monastero di Offida, entriamo nel mistero della sofferenza e del suo senso salvifico proposto dalla V Domenica di Quaresima (anno A).

Carissimi amici, piccolo gregge amato dal Signore questo non vuole essere un commento al Vangelo della liturgia domenicale, sono semplicemente riflessioni condivise sgorgate dalla meditazione dei Vangeli di queste ultime domeniche e soprattutto dalla necessità di trovare un senso salvifico a tutto quello che l’umanità sta vivendo. “Signore ecco colui che tu ami è malato. All’udire questo Gesù disse: “questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Così come nel Vangelo della scorsa settimana Gesù affermava “(…) Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”.

In preghiera davanti a te, Gesù, ti domandiamo: quale è la tua gloria che deve essere manifestata, quale è il senso di tutto quello che il mondo sta vivendo? Nel solco tracciato da questi interrogativi ho ripreso in mano le parole di Salvifici Doloris, la lettera Apostolica di San Giovanni Paolo II sul senso cristiano della sofferenza umana, e le condivido, ora, con voi. È necessario premettere e ribadire, comunque, che la sofferenza è un mistero che fa parte del mistero dell’uomo e ci avviciniamo ad essa non con risposte in tasca, ma col timore di chi si accosta a un terreno sacro e insondabile.

Immagine di qimono

Sotto la croce, davanti ai perché

Sì, la sofferenza appartiene al mistero dell’uomo, ma solo Cristo svela l’uomo all’uomo, solo nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. “Per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte”, perché il mistero della redenzione del mondo è radicato nella sofferenza. È solo sotto la croce e nell’amore può essere trovato un senso salvifico del dolore. Ma davanti alla sofferenza appare inevitabile l’interrogativo: perché? Si può dire che l’uomo soffre quando sperimenta un qualsiasi male. Perché il male, che cos’è il male?

Il cristianesimo proclama l’essenziale bene dell’esistenza, professa la bontà del Creatore e proclama il bene delle creature. Il male è una certa mancanza, limitazione o distorsione del bene. Si potrebbe dire che l’uomo soffre a motivo di un bene al quale egli non partecipa, dal quale è tagliato fuori o del quale egli stesso si è privato. Ma spesso l’uomo non pone l’interrogativo sull’esistenza del male al mondo, benché molte volte la sofferenza gli provenga da esso, ma lo pone a Dio come Creatore e Signore del mondo. È un interrogativo difficile che porta spesso l’uomo al conflitto interiore con Dio e alla rottura definitiva e la conseguente negazione stessa dell’esistenza di Dio. Questo ci dice quanto sia importante l’interrogativo sul senso della sofferenza.

Velasquez, Il crocifisso

La salvezza nell’Amore

La rivelazione dell’Amore divino è la sorgente più piena e la fonte più ricca del senso della sofferenza. La risposta è stata data da Dio all’uomo nella Croce di Gesù Cristo. Le risposte sono nell’essenza della teologia della salvezza che qui è impossibile ripercorrere in ogni suo elemento in maniera esaustiva. Salvezza significa liberazione dal male. “Dio infatti ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). Solo Il Figlio mediante la sua sofferenza e col suo amore infinito per l’uomo poteva liberarlo dalla sofferenza definitiva ovvero la perdita della vita eterna, la dannazione. Nella Croce di Cristo non solo si è compiuta la redenzione mediante la Sua sofferenza, ma anche la stessa sofferenza umana è stata redenta.

(continua: https://www.legraindeble.it/v-domenica-di-quaresima-a-parte-ii/ )

Le sorelle del Monastero di Offida

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